ACT III
Scene 6

Margherita sola. Entra dalla porta del fondo e giunge silenziosa sino al proscenio.)

Margherita
Come vorrei saper del giovin ch'ho incontrato
Le qualità, il natal e come vien chiamato!
(Siede.)
C'era un re, un re di Thulé
Che, sino a morte costante,
Cara memoria dell'amante
Serbò un nappo d'or con sé.
(interrompendosi)
Avea modi gentili, a quanto mi sembrò.
(riprendendo la canzone)
Nessun ben gli fu caro tanto
E quante volte ai più bei dì
Il fido re se ne servì,
Sentì bagnar gli occhi di pianto!
(Si alza e fa alcuni passi.)
Quando sentissi presso l'avel,
Al nappo d'or la mano tese;
In sovvenire di lei lo prese,
Sino a morte a lei fedel.
(interrompendosi)
Io non sapea che dir ed arrossii allor.
(riprendendo la canzone)
Poscia, in onor della sua dama,
L'ultima volta bevve il re.
Il nappo allor gli cade al pie',
L'alma va al ciel che a sé lo chiama!
I gran signori sol
Han quell'altero andar
E il parlar lusinghier.
(Si dirige verso il padiglione.)
Or via, non ci pensiam! Buon Valentin.
Se il ciel m'ascolta, ancor ti vedrò.
Ma son qua sola, sola!
(Nel momento di entrare nel padiglione, scorge il mazzo appeso alla porta e lo stacca.)
Questi fior son di Siebel al certo.
Com'è gentil.
(scorgendo l'astuccio)
Che veggo là?
Donde quel ricco scrigno può venir?
Non l'oso toccar, ma chi sa!
La chiave è là, mi par.
Lo deggio aprir? La man trema.
Perché?
(titubando)
Aprendolo non fo alcun male, mi pare.
(Apre l'astuccio e lascia cadere il mazzo.)
O ciel, quanti gioiel!
È un sogno incantator e mentitor
Oppur son desta?
Non vidi in vita mia
Ricchezza eguale a questa!
(Depone l'astuccio sopra uno scanno e vi s'inginocchia dinanzi per abbigliarsene.)
Non v'è alcun; come far?
Posso almen attaccar
Questi begli orecchini!
(Cava dall'astuccio i pendenti.)
Ah, v'è qui bell'e pronto,
In fondo al cassettino,
Un cristal per poter mirarmi in esso;
Vanerella sono adesso?
(Si appende gli orecchini, si alza e si contempla nello specchio.)
È strano, poter
Il viso suo veder;
Ah, mi posso guardar,
Mi posso rimirar.
Di', sei tu, Margherita?
Di', sei tu? Dimmi su,
Dimmi, dimmi, di', su, presto!
No, no non sei più tu,
Non è più il tuo sembiante;
È la figlia d'un re
Ch'ognun dee salutare.
Ah, s'egli qui fosse
Per così vedermi!
Come una damigella
Mi troveria bella.
Proseguiamo l'adornamento;
Vo' provare ancor se mi stan
Lo smaniglio ed il monil.
(Si adorna della collana, poi del braccialetto, poi s'alza.)
Ciel, è come una man
Che sul braccio mi posa!
Ah, io rido in poter
Me stessa qui veder!