I puritani

Opera in three acts by Vincenzo Bellini
Libretto by Carlo Pepoli

Elvira: Maria Callas
Arturo: Giuseppe di Stefano
Riccardo: Piero Campolonghi
Giorgio: Roberto Silva
Gualtiero Valton: Ignacio Ruffino
Sir Bruno Robertson: Tanis Lugo
Enrichetta di Francia: Rosa Rimoch

Orchestra and Chorus of the Palacio de Bellas Artes, Guido Picco
Chorus Master, Eduardo Hernández Moncada

Palacio de Bellas Artes, México City
Recorded live, May 29, 1952

Note: The words in red indicate portions that were omitted in this performance.

ATTO I

QUADRO PRIMO

Spazioso terrapieno nella fortezza. Si veggono alcune cinte, torri ad altre specie di fortificazioni, con ponti levatoi, ecc. Da lontano si scorgono montagne, che fanno bellissima veduta; mentre il sole che nasce, va gradatamente illuminandole, siccome poi rischiara tutta la scena. 

BRUNO, SENTINELLE
(di dentro)
All’erta! All’erta! L’alba apparì.
La tromba rimbomba, nunzia del dì. 

BRUNO, SOLDATI
(sulla scena)
Quando la tromba squilla
Ratto il guerrier si desta:
L’arme tremende appresta,
Alla vittoria va!
Pari del ferro al lampo,
Se l’ira in core sfavilla,
Degli Stuardi il campo
In cenere cadrà.
(Odesi un suono di campana, poi un preludio di armonia religiosa.) 

BRUNO
O di Cromwell guerrieri,
Pieghiam la mente e il cor
A’ mattutini cantici
Sacri al divin Fattor.
(I soldati s’inginocchiano.) 

ELVIRA, ARTURO, RICCARO, GIORGIO
(di dentro il castello)
La luna, il sol, le stelle,
Le tenebre, il fulgor,
Dan gloria al Creator
In lor favelle.
La terra e i firmamenti
Esaltano il Signor.
A lui dien laudi e onore,
Onor al Creator,
Tutte le genti,
Dien gloria al Creator. 

BRUNO
Udisti? 

SOLDATI
Udii. 

BRUNO
Finì. 

SOLDATI
Finì. 

BRUNO, SOLDATI
Al Re che fece il dì
L’inno dei puri cor
Salì su’ venti. 

CASTELLANI, CASTELLANE
(escono)
A festa! A festa! A festa!
A tutti, a tutti rida il cor,
Cantate un santo amor.
A festa!
Garzon, che mira Elvira,
Sì bella verginella,
L’appella la sua stella,
Regina dell’amor.
Ah! È il riso e il caro viso
Beltà di paradiso;
È rosa sul suo stel,
È un angiolo del ciel.
A festa! A festa!
A tutti, a tutti rida il cor.
A festa! A festa!
Se a nozze invita amor
A tutti rida il cor, sì.
Cantatiam un santo amor,
A festa, a festa andiam.
(Tutti partono: Bruno si ferma in disparte, vedendo Riccardo.) 

RICCARDO
(a se)
Or dove fuggo io mai?…
Dove mai celo
Gli orrendi affanni miei?
Come quei canti
Mi risuonano all’alma amari pianti!
O Elvira, Elvira, mio sospir soave,
Per sempre, per sempre, io ti perdei!
Senza speme ed amor, in questa vita
Or che rimane a me? 

BRUNO
La patria e il cielo! 

RICCARO
Qual voce? Che dicesti… È vero, è vero! 

BRUNO
Apri il tuo core intero
All’amistà, n’avrai conforto… 

RICCARO
È vano.
Ma pur t’appagherò. Sai che d’Elvira
Il genitor m’acconsentia la mano,
Quando al campo volai.
Ieri, alla tarda sera,
Qui giunto con mia schiera,
Pien d’amorosa idea
Vo al padre… 

BRUNO
Ed ei dicea? 

RICCARDO
“Sospira Elvira a Talbo cavaliero,
E sovra il cor non v’ha paterno impero.” 

BRUNO
Ti calma, amico. 

RICCARDO
Il duol che al cor mi piomba
Sol calma avrà nel sonno della tomba.
Ah! Per sempre io ti perdei,
Fior d’amore, o mia speranza;
Ah! La vita che m’avanza
Sarà piena di dolor!
Quando errai per anni ed anni
In poter della ventura,
Io sfidai sciagura e affanni
Nella speme del tuo amor. 

BRUNO
T’appellan le schiere
A lor condottier. 

RICCARDO
Di gloria il sentiero
M’è chiuso al pensier. 

BRUNO
A patria ed onore
Non arde il tuo cor? 

RICCARDO
Io ardo, e il mio ardore
È amore, è furor. 

BRUNO
Deh! Poni in obblio
L’età che fioriva
Di speme e d’amor. 

RICCARDO
Bel sogno beato
Di pace e contento,
O cangia il mio fato,
O cangia il mio cor.
Oh! Come è tormento
Nel dì del dolore
La dolce memoria
D’un tenero amor. 

BRUNO
Vien, vieni, ricorda
La patria e l’onor;
Deh! Poni in obblio
L’età che fioriva
Di speme e d’amor. 

RICCARDO
Bel sogno beato, ecc
(Partono.) 

QUADRO SECONDO
Stanze d’Elvira. Le finestre sono aperte. Si vedono le fortificazioni.

ELVIRA
O amato zio, o mio secondo padre! 

GIORGIO
Perchè mesta così? M’abbraccia, Elvira. 

ELVIRA
Ah! chiamami tua figlia. 

GIORGIO
O figlia, o nome
Che la vecchiezza mia consola e alletta,
Pel dolce tempo ch’io ti veglio accanto,
Pel palpitar del mio paterno core
E pel soave pianto
Che in questo giorno d’allegrezza pieno
Piove dal ciglio ad inondarmi il seno…
O figlia mia diletta,
Oggi sposa sarai! 

ELVIRA
Sposa! No, mai!
Sai com’arde in petto mio
Bella fiamma onnipossente;
Sai che puro è il mio desio,
Che innocente è questo core.
Se tremante all’ara innante
Strascinata un dì sarò,
Forsennata in quell’istante
Di dolore io morirò! 

GIORGIO
Scaccia omai pensier sì nero. 

ELVIRA
Morir, sì… sposa, non mai! 

GIORGIO
Che dirai se il cavaliero
Qui vedrai, se tuo sarà? 

ELVIRA
Ciel! ripeti, chi verrà? 

GIORGIO
Egli stesso… 

ELVIRA
Egli… Chi? 

GIORGIO
Arturo! 

ELVIRA
E fia vero? 

GIORGIO
O figlia, il giuro! 

ELVIRA
Egli? Arturo? 

GIORGIO
Arturo. 

ELVIRA
O ciel! E fia vero? 

GIORGIO
Sì, oh! sì t’allegra,
mia buona Elvira,
Ah! sì, t’allegra. 

ELVIRA
O gioia! O gioia! O gioia! 

ELVIRA, GIORGIO
Non è sogno…
O Arturo!/O Elvira!
O amor!
(Elvira s’abbandona fra le braccia dello zio.) 

GIORGIO
Piangi, o figlia, sul mio seno:
Piangi, ah! piangi di contento.
Ti cancelli ogni tormento
Questa lacrima d’amor.
E tu mira, o Dio pietoso,
L’innocenza in uman velo;
Benedici tu dal cielo
Questo giglio di candor. 

ELVIRA
Ah! quest’alma, al duolo avvezza,
È sì vinta dal gioire,
Che ormai non può capir
Sì gran dolcezza!
Chi mosse a’ miei desir il genitor? 

GIORGIO
Ascolta.
Sorgea la notte folta,
Tacea la terra e il cielo,
Parea natura avvolta,
Avvolta in mesto vel.
L’ora propizia ai miseri,
Il tuo pregar, le lacrime,
M’avvalorar sì l’anima
Che volo al genitor. 

ELVIRA
Oh! mio consolator! 

GIORGIO
Io cominciai: “Germano”,
Ne più potei parlar;
Allor bagnai sua mano
D’un muto lagrimar.
Poi ripigliai tra gemiti:
“L’angelica tua Elvira
Pel prode Artur sospira;
Se ad altre nozze andrà,
Misera, perirà!” 

ELVIRA
O angiol di pietà
Sceso dal ciel per me!
E il padre? 

GIORGIO
Ognor tacea… 

ELVIRA
E poi? 

GIORGIO
Ei dicea: “Riccardo
Chiese e ottenea mia fede…
Ei la mia figlia avrà!” 

ELVIRA
Ciel! Solo a udirti io palpito!
E tu? 

GIORGIO
“La figlia misera”,
Io ripetea, “morrà”!
“Ah, viva!” ei mi dicea,
E stringemi al cor.
“Sia Elvira felice,
Sia lieta d’amor.”
(Odesi in lontananza un suono di corni da caccia.) 

ELVIRA
Odi… qual suon si desta? 

GIORGIO
Ascoltiam!
È il segnal di gente d’arme. 

SOLDATI
(fuori della fortezza)
Vieni il prode e nobil conte. 

GIORGIO
Senti? 

ELVIRA
Taci. 

SOLDATI
Arturo Talbo! 

GIORGIO
Ah! non tel dissi? 

ELVIRA
Ah, non resisto! 

GIORGIO
Deh! ti calma! 

SOLDATI
Cavalier! 

ELVIRA
(abbracciando Giorgio)
Ah! padre mio! 

SOLDATI
Lord Arturo varchi in ponte.
Fate campo al pro’ guerriero. 

ELVIRA
A quel nome, al mio contento,
Al mio core io credo appena.
Tanta gioia, o Dio, pavento,
Non ho lena a sostener! 

GIORGIO
A quel suono, al nome amato,
Al tuo core or presta fede!
Questo giorno venturato
D’ogni gioia sia forier. 

SOLDATI, CASTELLANI, CASTELLANE
Ad Arturo de’ cavalier
In giostra e amore
Le donzelle ed i guerrieri
Fanno festa e fanno onor. 

ELVIRA
Senti? 

GIORGIO
Sei paga? 

ELVIRA
Appieno. 

GIORGIO
Le grida ascolta di gioia e onore. 

ELVIRA
Gli fanno onor!
Lo senti?
A quel nome, al mio contento, ecc 

GIORGIO
A quel suono, al nome amato, ecc 

QUADRO TERZO
Sala d’arme. Dal lato desto esce Lord Arturo con alcuni scudieri e paggi, i quali recano vari doni nuziali, e fra questi si vedrà un magnifico velo bianco. Dal lato sinistro escono Elvira, Valton, Sir Giorgio, damigelle con castellani e castellane, portano festoni di fiorini che intrecciano alle colonne. Dal fondo della scena escono i soldati guidati da Bruno. 

CASTELLANI, CASTELLANE
Ad Arturo onore, ad Elvira onore.
Coroni amor beltà e valor! 

CASTELLANE
Rosa ell’è di verginelle,
Bella al par di primavera;
Come l’astro della sera
Spira all’alma pace e amor! 

CASTELLANI, CASTELLANE
Bello egli è tra cavalieri,
Com’è il cedro alla foresta:
In battaglia egli è tempesta,
È campione in giostra e amor.
Rosa ell’è di verginelle, ecc
Bello egli è tra cavalieri, ecc 

ARTURO
A te, o cara, amor talora
Mi guidò furtivo e in pianto;
Or mi guida a te d’accanto
Tra la gioia e l’esultar. 

GIORGIO, VALTON
Senza occaso quest’aurora
Mai null’ombra, o duol vi dia,
Santa in voi la fiamma sia,
Pace ognor v’allieti il cor! 

ELVIRA
O contento! 

ARTURO
Ah, mio bene! 

ELVIRA
Ah! mio Arturo! Or son tua! 

ARTURO
Ah, Elvira mia, sì, mia tu sei! 

ELVIRA, ARTURO, CASTELLANI, CASTELLANE
Cielo arridi a voti miei,
Benedici a tanto amor. 

ARTURO
Al brillar di sì bell’ora,
Se rammento il mio tormento
Si raddoppia il mio contento,
M’è più caro il palpitar. 

GIORGIO, VALTON
Senza occaso quest’aurora, ecc 

ELVIRA
O contento! 

ARTURO
Ah, mio bene! 

ELVIRA
Ah! mio Arturo! Or son tua! 

ARTURO
Ah, Elvira mia, sì, mia tu sei! 

ELVIRA, ARTURO, CASTELLANI, CASTELLANE
Cielo arridi a voti miei,
Benedici a tanto amor. 

VALTON
Il rito augusto si compia senza me.
(ad Arturo)
Mercè di questo foglio
Voi sino al tempio libero passo avrete.
(a Giorgio)
Tu gli accompagnerai.
(ad Enrichetta, che esce accompagnata da Bruno)
O, nobil dama,
L’alto Anglican sovrano Parlamento
Ti chiama al suo cospetto:
io ti son scorta. 

ENRICHETTA
(a se)
Ahimè, che sento!
(a Valton)
E che si vuol da me?
(a se)
Mia speme è morta! 

VALTON
A me s’addice
Obbedir e tacer. Altro non lice. 

ARTURO
(a Giorgio in disparte)
È de’ Stuardi amica? 

GIORGIO
È prigioniera da molte lune,
E fu da ognun creduta
Amica de’ Stuardi e messaggera
Sotto mentito nome. 

ARTURO
(guardando pietosamente Enrichetta)
O Dio! Che ascolto!
Deciso è il suo fato: essa è perduta.
O sventurata! 

ENRICHETTA
(accorgendosi d’Arturo)
Qual pietade in quel volto! 

VALTON
Oh, figli! al rito, alle pompose feste
S’appresti ognun. La nunziale veste
Va, o diletta, a indossar.
(alle damigelle)
Ite voi seco.
(a Bruno)
Fuori del vallo i miei destrier sian presti.
(ad Enrichetta)
La nostra andata c’è forza d’affrettar.
(ai figli)
Com’io v’unisca il cielo, o coppia amata.
(Valton parte colle guardie: Giorgio ed Elvira partono colle damigelle. Arturo fa sembiante di partire, ma guarda attentamente all’intorno, quasi per assicurarsi che tutti sono andati.) 

ENRICHETTA
(guardando attentamente Arturo)
Pietà e dolore ha in fronte!
(dopo un poco di silenzio)
Cavalier! 

ARTURO
Se t’è d’uopo di consiglio,
Di soccorso, d’aita, in me t’affida! 

ENRICHETTA
Se mi stesse sul capo alto periglio? 

ARTURO
Ah! parla… O Dio! che temi? 

ENRICHETTA
Brev’ora e sarò spenta! Ma tu fremi! 

ARTURO
Per te, per me, pel padre mio
Che spento cadea fido ai Stuardi. 

ENRICHETTA
Ah! 

ARTURO
Ma tu chi sei?
Ah! chi tu sii, ti vo’ salvar. 

ENRICHETTA
È tardi!
Figlia a Enrico, a Carlo sposa,
Pari ad essi avrò la sorte. 

ARTURO
(s’inginocchia)
Ah! tu, regina! 

ENRICHETTA
Sì… Attendo morte! 

ARTURO
Taci, taci, per pietà!
Fuor le mura, a tutti ascosa
Ti trarrò per vie sicure.
Tu n’andrai, di qui n’andrai. 

ENRICHETTA
Di qui, di qui alla scure!
Scampo e speme, Artur, non v’è. 

ARTURO
No, Reina. 

ENRICHETTA
No, ah! non v’è speme. 

ARTURO
No, Reina, ancor v’ha speme:
o te salva, o spenti insieme. 

ENRICHETTA
Cangia, ah cangia di consiglio,
Pensa, o Arturo, al tuo periglio,
Pensa, Artur, pensa a Elvira, il tuo tesor
Che t’attende al sacro altar! 

ARTURO
Ah! cessa, per pietà! 

ENRICHETTA
Va! 

ARTURO
Ah! cessa, per pietà!
Non parlar di lei che adoro;
Di valor non mi spogliar.
Sarai salva, o sventurata,
O la morte incontrerò;
E la vergin mia adorata
Nel morire invocherò. 

ENRICHETTA
Pensa, o Arturo, al periglio! 

ARTURO
No! 

ENRICHETTA
Pensa a Elvira
Che t’attende al sacro altar. 

ARTURO
Ah! deh taci! 

ENRICHETTA
Pensa, Arturo, al periglio, ecc 

ARTURO
No! Non parlar di lei che adoro, ecc 

ELVIRA
(di dentro)
Ah!
(Escono Elvira e Giorgio. Lei ha il capo coronato di rose, ha un bellissimo monile di perle al collo; si vede peraltro che le manca il compimento della pompa nuziale. Entra in scena avendo nelle mani il magnifico velo bianco regalatole da Arturo.)
Son vergin vezzosa
In vesta di sposa;
Son bianca ed umile
Qual giglio d’april;
Ho chiome odorose
Cui cinser tue rose;
Ho il seno gentile
Del tuo monil. 

ENRICHETTA, ARTURO
Se miro il suo candore,
Mi par la luna allor
Che tra le nubi appare
La notte a consolar. 

GIORGIO
Se ascolto il suo cantare
Un rosignuol mi par,
Che insegni al primo albore
A sospirar d’amor. 

ELVIRA
Son bianca ed umile
Qual giglio d’aprile,
Son bianca, sì, sì, sì!
Son vergin vezzosa, ecc 

ELVIRA, ARTURO, GIORGIO
L’ascolto e un rosignuol mi par,
Sì, mi par, sì, sì, sì!
Se miro il suo candore, ecc 

ELVIRA
(ad Enrichetta)
Dimmi s’è ver che m’ami… 

ENRICHETTA
Dimmi, o gentil, che brami? 

ELVIRA
Qual mattutina stella
Bella vogl’io brillar:
Del crin le molli anella
Mi giova ad aggraziar. 

ENRICHETTA
Sì, son presta al tuo pregar
Diletta fanciulletta, son presta,
Son presta al tuo pregar,
O vera Dea d’april. 

ELVIRA
A illeggiadrir la prova,
Deh! non aver a vil
Il velo in foggia nuova
Sul capo tuo gentil. 

ARTURO
Sull’ali della vita
Comincia ora volar
Deh! scusa e tu l’aita
Nel semplice aleggiar
Ti presta al suo pregar;
Se miro il suo candor
Mi par la luna allor
Che tra le nubi appar,
La notte a consolar. 

GIORGIO
Deh! scusa, l’aita
Nel semplice aleggiar
Ti presta al suo pregar;
Se miro il suo candor
Mi par la luna allor
Che tra le nubi appar,
La notte a consolar. 

ELVIRA, ENRICHETTA, ARTURO, GIORGIO
Sì, sì, sì!
(Elvira pone il velo sul capo d’Enrichetta.) 

ELVIRA
O bella, ti celo
Le anella del crin,
Com’io nel bel velo
Mi voglio celar.
Ascosa vezzosa
Nel vel divin
Or sembri la sposa
Che vassi all’altar. 

ENRICHETTA
(a se)
Ascosa dentro il vel,
Or posso almen celar
L’affanno, il palpitar,
L’angoscia del mio cor!
Deh! tu, pietoso ciel,
Raccogli con favor
La prece ch’oso a te levar! 

ARTURO
(a se)
O! come da quel vel
Che le nasconde il crin
Veggio un splendor divin
Di speme a balenar.
Deh! tu, pietoso ciel,
M’accorda il tuo favor
La vittima salvar! 

GIORGIO
Elvira col suo vel
Un zeffiretto appar,
Un’iride sul mar,
Un silfo in grembo ai fior.
T’arrida, o cara, il ciel
Col roseo suo favor,
Tal ch’io ti vegga ognor gioir. 

VALTON, CASTELLANI, CASTELLANE
(di dentro)
Elvira, Elvira, il dì, l’ora, avanza! 

ELVIRA
Ah! se il padre s’adira
Io volo a mia stanza. 

ENRICHETTA
(a se)
Ascosa dentro il vel, ecc 

ARTURO
(a se)
Deh tu, pietoso ciel, ecc 

GIORGIO
Deh! riedi a tua stanza;
Sarà il tuo fedele
Che t’orni del vel. 

VALTON, CASTELLANI, CASTELLANE
(di dentro)
Elvira, Elvira, il dì, l’ora, avanza! 

ELVIRA
Ah! poscia, o fedel,
Tu posami il vel, ah!
Mi posa il vel. 

ENRICHETTA
(a se)
Deh! tu, pietoso ciel, ecc 

ARTURO
(a se, poi a Elvira)
Deh! tu, pietoso ciel,
Raccogli con favor
La prece di dolor
Che oso a te levar,
La vittima salvar.
Il tuo fedel sarà
Che t’orni del vel, ecc 

GIORGIO
Deh! riedi a tua stanza, ecc
(Elvira parte con Giorgio.) 

ENRICHETTA
Sulla virginea testa d’una felice
Un bianco vel s’addice,
A me non già…
(in atto di deporre il velo) 

ARTURO
T’arresta!
È chiaro don del ciel! Così ravvolta
Deluderai la vigilante scolta!
Tu mia sposa parrai.
Vieni. 

ENRICHETTA
Che dici mai?
Tu corri a tua ruina, a infame sorte! 

ARTURO
(afferrandole la mano in atto di forzarla a partire)
Vieni, ah, vieni, per pietà…
t’involo a certa morte. 

RICCARDO
(colla spada sguainata)
Ferma!
Invan, invan rapir pretendi
Ogni ben ch’io avea in terra!
Invan! Invan! Ferma!
Qui ti sfido a mortal guerra,
Trema, ah! trema del mio acciar! 

ARTURO
Sprezzo, audace, il tuo furore;
La mortal disfida accetto!
Vien, vien, vieni!
Questo ferro nel tuo petto
Sino all’elsa io vo’ piantar.
No, non ti temo, ti sprezzo, audace;
La tua mortale disfida accetto,
Non temo il tuo furor. 

ENRICHETTA
V’arrestate. Pace, ah! pace;
Per me sangue, ah, non versate! 

RICCARDO
Va, ti scosta! 

ARTURO
Oh! ciel, che fai? 

ENRICHETTA
(scoprendosi e gettandosi in mezzo ad essi)
No, v’arrestate;
Per me sangue, ah! non versate. 

ARTURO
Ah! che festi? 

RICCARDO
(con stupore)
La prigioniera! 

ENRICHETTA
Dessa io son. 

ARTURO
Vien…
Tua voce altera
Or col ferro sosterrai. 

RICCARDO
(freddamente)
No, con lei tu illeso andrai. 

ARTURO
Con lei? E fia ver? 

ENRICHETTA
Qual favellar! 

RICCARDO
Più non vieto a voi l’andar. 

ENRICHETTA
(Sogno?) 

ARTURO
Andiam, andiam. 

RICCARDO
Parti. 

ARTURO
Andiam. 

RICCARDO
(a se)
O stolto! 

ARTURO
(a se)
Addio, o Elvira,
Addio, mio ben. 

CASTELLANI, CASTELLANE
(di dentro)
Al tempio andiam,
A festa andiam!
Andiamo, a festa andiam! 

ARTURO
Ah! partiam… alcun s’appressa. 

RICCARDO
Sì, n’andate… il vuole Iddio. 

CASTELLANI, CASTELLANE
(di dentro)
A festa! 

ARTURO
Pria che siam oltre le mura
Parlerai? 

RICCARDO
No, t’assicura. 

ARTURO
Ebben, lo giura. 

RICCARDO
Sì, lo giuro. 

ENRICHETTA, ARTURO
Addio. 

RICCARDO
Addio. 

ARTURO
Ah! Elvira mia io lungi e in guai
Sì, t’amerò com’io t’amai. 

ENRICHETTA
Ah! sì, n’andrò al figlio accanto. 

RICCARDO
Sì, patria, amor, tu perderai,
Sarà la tua vita un mar di guai.
(Enrichetta e Arturo partono.) 

RICCARDO
(osservando)
È già al ponte, passa il forte,
È alle porte, già n’andò.
(Sortono Elvira, Giorgio, Valton, Bruno, castellani e castellane.) 

ELVIRA
Dov’è Arturo? 

RICCARDO
Egli era qui. 

ELVIRA, GIORGIO, VALTON
Ove sei, o Arturo? 

CASTELLANI, CASTELLANE
Artur! Artur! 

GIORGIO, VALTON
Ove sei? 

BRUNO
Partì da qui. 

GIORGIO, VALTON
Partì? 

CASTELLANI, CASTELLANE
Partì! 

GIORGIO
Già fuor delle mura. 

ELVIRA, CASTELLANE
Laggiù alla pianura. 

GIORGIO, CASTELLANI
La tua prigioniera! 

ELVIRA, CASTELLANE
La rea messaggera! 

GIORGIO, CASTELLANI
Col vil cavaliero! 

CASTELLANI, CASTELLANE
Ciascun su un destriero
Spronando, volando mirate colà! 

ELVIRA
Ah! 

RICCARDO, GIORGIO
Soldati, correte, coi bronzi tuonate,
All’arme appellate, correte, volate.
Pel crin trascinate i due traditor! 

CASTELLANI
All’arme! All’arme! 

CASTELLANI, CASTELLANE
Correte sui traditor. 

BRUNO, RICCARDO, GIORGIO, VALTON
Soldati, correte, coi bronzi tuonate,
Pel crin trascinate i due traditor. 

CASTELLANI, CASTELLANE
All’arme! All’arme!
Pel crin trascinate i traditor! 

ELVIRA
Ahimè! Ahimè! Ahimè! 

RICCARDO, VALTON
Ah! come nel seno
Si mesce il veleno
Di sdegno e d’amor! 

GIORGIO
Coi bronzi tuonate,
Pel crin trascinate i traditor! 

CASTELLANI, CASTELLANE
Ciel! 

ELVIRA
(con dolore)
La dama d’Arturo è in bianco velata
La guarda e sospira,
Sua sposa la chiama.
Elvira è la dama?
Non sono più Elvira?
La dama? 

CASTELLANI, CASTELLANE
La misera è pallida
È immobile e squallida.
Ciel! 

ELVIRA
Arturo! 

CASTELLANI, CASTELLANE
Ciel! 

ELVIRA
Ahimè! 

CASTELLANI, CASTELLANE
Elvira! Che dici? 

ELVIRA
Io Elvira! No, no! 

CASTELLANI, CASTELLANE
Ti scuoti, o Elvira.
Demente vivrà, demente vivrà.
Dolente morrà! 

ELVIRA
(nel suo delirio, crede vedere Arturo)
Arturo, tu ritorni? T’appressa ancor… ancor…
Ah! vieni, ah! vieni.
Oh vieni al tempio, fedele Arturo,
Eterna fede, mio ben, ti giuro!
Comm’oggi è puro,
Sempre avrò il cor.
Ah! vieni, con te vivrò d’amor,
D’amor morrò. 

CASTELLANI, CASTELLANE
O ciel, pietà! 

RICCARDO
O come ho l’anima triste e dolente
Udendo i pianti dell’innocente! 

GIORGIO
O come ho l’anima triste e dolente
O come perfido fu il traditor! 

ELVIRA
O contento! Ah! mio bene! Vieni a me! 

BRUNO, CASTELLANI, CASTELLANE
O come ho l’anima triste e dolente! 

RICCARDO, GIORGIO
Fia sempre infame il traditor,
Che in tante pene lascia quel cor. 

ELVIRA
Ah! vieni al tempio, fedele Arturo, ecc 

CASTELLANE
O come ho l’alma lassa e dolente,
Udendo i pianti dell’innocente!
O come crudo fu il traditor
Che in tante pene lasciò quel cor! 

CASTELLANI
Si crede all’ara, giura ad Arturo,
Ella sì fida, ei si spergiuro
Ella sì pura, ei traditore!
Misera figlia morrà d’amor.
O traditor! 

ELVIRA
Ah! vieni, t’affretta, o Arturo.
Ah! vieni, ah! vieni a me.
Ah! vieni, Artur, vivrò d’amor,
Morrò d’amor, ecc 

RICCARDO
O come ho l’alma triste e dolente,
Udendo i pianti dell’innocente!
O come crudo fu il traditore!
Sì, più la miro, ho più doglia profonda,
E più l’alma s’accende in amor,
Ma più avvampa tremendo il furore,
Contro chi tanto ben m’involò! 

GIORGIO
Dio di clemenza, t’offro mia vita
Se all’innocenza giovi d’aita.
Deh sii clemente a un puro core;
Sì, la mia prece pietosa e profonda
Che a te vien sui sospir del dolor,
Tu, clemente, consola, o Signore,
Per la vergin cui l’empio immolò! 

CASTELLANE
Si crede all’ara, giura ad Arturo,
Ella sì fida, ei si spergiuro
Ella sì pura, ei traditore!
Misera figlia morrà d’amor! 

CASTELLANI
O come ho l’alma triste e dolente,
Udendo i pianti dell’innocente!
O come crudo fu il traditore,
Che in tante pene lasciò quel cor!
Misera figlia morrà d’amor. 

ELVIRA
(fa un moto, quasi tornando a vedere Arturo, che fugge)
Ma tu già mi fuggi? Crudele, abbandoni
Chi tanto t’amò! Ah, crudel! 

CASTELLANI, CASTELLANE
Ahi! dura sciagura! 

CASTELLANI
Ahi! lutto e dolore! 

ELVIRA
Qual febbre vorace
M’uccide mi sface.
Ah! qual fiamma,
Ah, qual ira m’avvampa!
Fantasmi perversi,
Fuggite dispersi,
O in tanto furor
Sbranatemi il cor! 

CASTELLANI, CASTELLANE
Ahi! lutto e dolor! ahi!
Ahi dolor! Ella sì pura!
Sì bella, sì pura,
Del ciel creatura!
Ahi! avrà vendetta!
Ahi! dolor!
Ahi! sta maledetta,
Sì, la coppia rea, sì,
la figlia avrà vendetta,
Andrà maledetta la coppia fuggente
Vendetta cadrà sul vil traditor, sì!
Non casa, non spiaggia raccolga i fuggenti!
In odio del cielo, in odio ai viventi
Battuti dai venti,
Da orrende tempesta, le odiate
Lor teste non possan posar.
Erranti piangenti
In orrida guerra,
Col cielo e la terra,
Il mar, gli elementi,
Ognor maledetti,
In vita ed in morte,
Sia eterna lor sorte,
Eterno il penar.

ATTO II

Sala con porte laterali. Vedesi per una di esse il campo inglese e qualche fortificazioni. 

CASTELLANI, CASTELLANE
Ah! dolor! Ah! terror! Ah! terror! Ah! pietà!
Piangon le ciglia si spezza il cor.
L’afflitta morrà d’amor.
Ah! terror! Ah! dolor!
Il duol l’invase.
La vidi errante tra folte piante
Per le sue case gridando va.
Pietà!
Qual dolor!
Si spezza il cor.
Morrà d’amor.
Ahi! qual terror!
(a Giorgio)
Qual novella? 

GIORGIO
Or prende posa. 

CASTELLANI, CASTELLANE
Miserella! Miserella!
E ognor dolente? 

GIORGIO
Mesta… e lieta… 

CASTELLANI, CASTELLANE
Ma… non ha tregua? 

GIORGIO
Splende il senno e si dilegua
Alla misera innocente. 

CASTELLANI, CASTELLANE
Come mai? Come mai? 

GIORGIO
Dirlo poss’io?
Tanto affanno m’ange il seno
Ch’ogni voce trema e muor! 

CASTELLANI, CASTELLANE
Ah! favella. 

GIORGIO
Voi chiedete? 

CASTELLANI, CASTELLANE
Ten preghiam. 

GIORGIO
Ah! cessate. 

CASTELLANI, CASTELLANE
Ten preghiam. 

GIORGIO
Deh! cessate. 

CASTELLANI, CASTELLANE
Ten preghiam per quel dolor
Che soffriamo al tuo dolor. 

GIORGIO
Ebben, se volete, v’appressate.
Cinta di fiori e col bel crin disciolto
Talor la cara vergine s’aggira,
E chiede all’aura,
ai fior con mesto volto:
“Ove andò Elvira?
Ove andò? Ove andò?” 

CASTELLANI, CASTELLANE
Misero cor! 

GIORGIO
Bianco vestita, e qual se all’ara innante
Adempie il rito, e va cantando: “il giuro”;
Poi grida, per amor tutta tremante:
“Ah, vieni, Arturo, ah, vieni, Artur!” 

CASTELLANI, CASTELLANE
Ah! quanto fu barbaro il traditor!
Misero cor, morrà d’amor! 

GIORGIO
Geme talor qual tortora amorosa,
Or cade vinta da mortal sudore,
Or l’odi, al suon dell’arpa lamentosa,
Cantar d’amor, d’amor. 

CASTELLANI, CASTELLANE
Misero cor! 

GIORGIO
Or scorge Arturo nell’altrui sembiante,
Poi del suo inganno accorta,
e di sua sorte, geme,
Piange, s’affanna e ognor più amante,
Invoca morte, morte. 

GIORGIO, CASTELLANI, CASTELLANE
Cada il folgor sul traditor!
Ahi! la misera morrà d’amor! 

RICCARDO
(entra con un foglio)
E di morte lo stral non sarà lento!
Alla scure Artur Talbo è condannato
Dall’Anglican Sovrano Parlamento.
Ecco il suo fato! 

RICCARDO, GIORGIO, CASTELLANI, CASTELLANE
Quaggiù nel mal che questa valle serra,
Ai buoni e ai tristi
è memorando esempio
Se la destra di Dio possente afferra
Il crin dell’empio. 

RICCARDO
Di Valton l’innocenza a voi proclama
Il Parlamento e ai primi onor lo chiama. 

CASTELLANI, CASTELLANE
Qual doglia, Valton,
se vedran tue ciglia
Insana ancor la tua diletta figlia! 

RICCARDO
E non v’ha speme alcuna? 

GIORGIO
Medic’arte n’assicura che una subita gioia,
O gran sciagura potria sanare la mente sua smarrita. 

CASTELLANI, CASTELLANE
Qual mai merita Artur pena infinita! 

RICCARDO
Il me, duce primiero, parla Cromvello.
Il vil, che ancora è in fuga,
E di sagnue civil bagnò Inghilterra,
Ite, cercate or voi.
E se sua rea fortuna,
O malizia, lo tragga a questa terra,
Non abbia grazia, nè pietade alcuna.
(Partono i castellani e le castellane.) 

ELVIRA
(di dentro)
O rendetemi la speme,
O lasciate, lasciatemi morir! 

GIORGIO
Essa qui vien… la senti? 

GIORGIO, RICCARDO
Oh! com’è grave il suon de’ suoi lamenti.
(Esce Elvira scapigliata. Il volto, il guardo o ogni passo di Elvira palesano la sua pazzia.) 

ELVIRA
Qui la voce sua soave
Mi chiamava e poi sparì.
Qui giurava esser fedele,
Qui il giurava, qui il giurava,
E poi crudele, poi crudele mi fuggì!
Ah! mai più qui assorti insieme
Nella gioia dei sospir.
Ah! rendetemi la speme,
O lasciate, lasciatemi morir! 

GIORGIO, RICCARDO
Quanto amor è mai raccolto
In quel volto, in quel dolor!
(Elvira a poco a poco si avvicina a Giorgio, lo guarda, e sforzandosi di risovvenirsi chi esso sia, gli dice:) 

ELVIRA
Chi sei tu? 

GIORGIO
Non mi ravvisi? 

ELVIRA
(riconoscendolo con allegrezza)
Sì, sì, mio padre…
E Arturo? E l’amore?
Parla, parla…
Ah! tu sorridi e asciughi il pianto!
A Imene, a Imen mi guidi,
al ballo, al canto!
Ognun s’appresta a nozze, a festa,
E meco in danze esulterà. A festa!
(a Giorgio)
Tu per meco danzerai?
Vieni a nozze. Vien.
(si volge e vede Riccardo, lo prende per mano)
Egli piange! 

RICCARDO
O Dio! 

GIORGIO
O Dio! 

ELVIRA
(a Giorgio)
Egli piange… forse amò.
Piange… amò! 

GIORGIO, RICCARDO
Or chi il pianto frenar può?
Chi frenar lo può? 

ELVIRA
(a Riccardo)
M’odi, e dimmi: amasti mai? 

RICCARDO
Gli occhi affissa sul mio volto,
Ben mi guarda e lo vedrai… 

ELVIRA
Ah! se piangi, ancor tu sai
Che un cor fido nell’amor
Sempre vive nel dolor! 

GIORGIO
Deh! t’acqueta, o mia diletta.
Tregua al duol dal cielo aspetta. 

ELVIRA
Mai! 

RICCARDO, GIORGIO
Clemente il ciel ti fia. 

ELVIRA
Mai! 

RICCARDO, GIORGIO
L’ingrato obblia, ah, sì! 

ELVIRA
Mai!
Ah! mai più ti rivedrò.
Ah! toglietemi la vita
O rendete, rendetemi il mio amor! 

RICCARDO, GIORGIO
Ah! sì, fa mia la sua ferita,
Mi dispera e squarcia il cor.
(Elvira si volge in atto furente verso Riccardo e Giorgio. Dopo un poco ella sorride e atteggia il volto alla maniera de’ pazzi.) 

GIORGIO
Tornò il riso sul suo aspetto. 

RICCARDO, GIORGIO
Qual pensiero a lei brillò? 

ELVIRA
(crede esser con Arturo)
Non temer del padre mio,
Alla fine lo placherò.
Ah, non temer, lo placherò.
Ogni duolo si andrà in obblio;
Sì, felice io ti farò. 

RICCARDO
Qual bell’alma innamorata
Un rival toglieva a me! sì! 

GIORGIO
Ella in pene abbandonata
Sogna il bene che perdè! sì! 

ELVIRA
Vien, diletto, è in ciel la luna!
Tutto tace intorno, intorno;
Finchè spunti in ciel il giorno,
Ah, vien, ti posa sul mio cor!
Deh! t’affretta, o Arturo mio,
Riedi, o caro, alla tua Elvira;
Essa piange e ti sospira,
Vien, o caro, all’amore. 

RICCARDO, GIORGIO
Possa tu, bell’infelice,
Mercè aver di tanto affetto,
Possa un giorno nel diletto
Obbliare il suo dolor, sì. 

ELVIRA
Vien, diletto, è in ciel la luna, ecc
Artur, riedi al primo amor. 

RICCARDO, GIORGIO
Ah! Ricovrarti omai t’addice,
Stende notte il cupo orror, sì.
(Parte Elvira.) 

GIORGIO
Il rival salvar tu dêi,
Il rival salvar tu puoi. 

RICCARDO
Io nol posso. 

GIORGIO
No? Tu nol vuoi. 

RICCARDO
(con sdegno)
No. 

GIORGIO
Tu il salva! 

RICCARDO
No, ah! no, ei perirà! 

GIORGIO
Tu quell’ora or ben rimembri
Che fuggì la prigioniera. 

RICCARDO
Sì. 

GIORGIO
E d’Arturo fu colpa intera? 

RICCARDO
(quasi sdegnandosi)
Tua favella ormai … 

GIORGIO
È vera. 

RICCARDO
Parla aperto. 

GIORGIO
Ho detto assai. 

RICCARDO
Fu il voler del Parlamento,
Se ha colui la pena estrema;
Dei ribelli l’ardimento
In Artur si domerà.
Io non l’odio, io nol pavento,
Ma l’indegno perirà. 

GIORGIO
No! Un reo tormento
Or t’invade e acceca, ah! trema!
Il rimorso e lo spavento
La tua vita strazierà.
Se il rival per te fia spento
Un’altr’alma seco andrà. 

RICCARDO
Chi? 

GIORGIO
Pensa, o figlio!
Due vittime farai!
E dovunque tu n’andrai
L’ombra lor ti seguirà!
Se tra il buio un fantasma vedrai
Bianco, lieve che geme e sospira,
Sarà Elvira che s’aggira,
E ti grida: io son morta per te.
Quando il cielo è in tempesta più scuro,
S’odi un’ombra affannosa, che freme,
Sarà Arturo che t’incalza, ti preme,
Ti minaccia de’ morti il furor. 

RICCARDO
Se d’Elvira il fantasma dolente
M’apparisca e m’incalzi e s’adiri,
Le mie preci, i sospiri,
Mi sapranno ottenere mercè.
Se l’odiato fantasma d’Arturo
Sanguinoso sorgesse d’Averno,
Ripiombarlo agli abissi in eterno
Lo farebbe il mio immenso furor. 

GIORGIO
(abbracciando Riccardo)
Riccardo! Riccardo!
Il duol che si mi accora
Vinca la tua bell’anima. 

RICCARDO
Han vinto le tue lacrime …
Vedi, ho bagnato il ciglio. 

GIORGIO, RICCARDO
Chi ben la patria adora
Onora la pietà! 

RICCARDO
Forse, forse dell’alba al sorgere
L’oste ci assalirà.
S’ei vi sarà… 

GIORGIO
S’ei vi sarà? Ei perirà. 

RICCARDO
Ei perirà, sì, perirà. 

GIORGIO
Mia man non è ancor gelida!
Con te combatterò, sì, sì. 

RICCARDO
Se armato ei poi verrà,
Per questa mano ei perirà. 

GIORGIO
Sia voce di terror:
Patria, vittoria, vittoria, onor. 

RICCARDO, GIORGIO
Suoni la tromba, e intrepido
Io/tu pugnerò/pugnerai da forte;
Bello è affrontar la morte
Gridando: libertà!
Amor di patria impavido
Mieta i sanguigni allori,
Poi terga i bei sudori
E i pianti la pietà.
All’alba!
Sia voce di terror:
Patria, vittoria e onor!

ATTO III

Un giardino a boschetto, vicino alla fortezza. Entra Arturo pallido, ansante; si toglie il grande mantello che l’avvolge. 

ARTURO
Son salvo, alfin son salvo. I miei nemici
Falliro il colpo, e mi smarrir di traccia.
O patria, o amore, onnipossenti nomi!
Ad ogni passo mi balza il cor nel seno,
E benedico ogni fronda, ogni sasso.
O! come dolce è un esule infelice
Vedere il suo tesoro
E, dopo tanto errar di riva in riva,
Baciar alfin la terra sua nativa!
Qual suon! 

ELVIRA
(di dentro)
A una fonte afflitto e solo
S’assideva un trovator,
E a sfogar l’immenso duolo
Sciolse un cantico d’amor.
Ah! 

ARTURO
La mia canzon d’amore! O Elvira, o Elvira,
Ove t’aggiri tu?
Nessun risponde, nessun.
A te così cantava
Di queste selve tra le dense fronde,
E tu allor eco facevi al canto mio!
Deh! se ascoltasti l’amoroso canto …
Odi quel dell’esiglio,
Odi il mio pianto.
A una fonte afflitto e solo
S’assideva un trovator;

Toccò l’arpa e suonò duolo,
Sciolse un canto, e fu dolor.
Brama il sol allor ch’è sera,
Brama sera allor ch’è sol.
Gli par verno primavera,
Ogni gioia gli par duol!
(Odesi il suono di tamburo.)
Qual suon!
Alcun s’appressa!
(va a coprirsi col suo mantello e cerca di celarsi) 

SOLDATI
(di dentro)
Agli spalti, alle torri andiam. 

ARTURO
Ancor di me in traccia? 

SOLDATI
Si cercherà… si troverà… 

ARTURO
O Dio! Ove m’ascondo? 

SOLDATI
No, no, non fuggirà.
Si troverà.
Agli spaldi, alle torri,
Si cercherà, non sfuggirà! 

ARTURO
Al altro lato vanno i furenti.
(Si ritira, e vedesi un drappello d’armigeri traversare il fondo della scena; appena che sono passati, Arturo esce e guarda lor dietro.)
Son già lontani. Perchè mai non posso
Porre il piede entro l’adorate soglie,
Dire a Elvira il mio duol, la fede mia?
(per inoltrarsi, poi s’arresta)
Ah! no… perder potrei
Me stesso e lei. Or si ripigli il canto.
Forse a me verrà, se al cor le suona
Come ne dì felici,
Quando uniti dicemmo:
io t’amo, io t’amo.
Corre a valle, corre a monte
L’esiliato pellegrin,
Ma il dolor gli è sempre a fronte,
Gli è compagno nel cammin.
Cerca il sonno a notte scura
L’esiliato pellegrin;
Sogna, e il desta la sciagura
Della patria e il suo destin.
Sempre eguali ha i luoghi e l’ore
L’infelice trovator.
L’esiliato allor che muore
Ha sol posa al suo dolor. 

ELVIRA
(si mostra e porge l’orecchio)
Finì… me lassa!
O! come dolce all’alma
Mi scendea quella voce…
O Dio! finì…
Mi parve… Ahi! rimembranze!
Ahi! vani sogni!
Ah! mio Arturo, ah! dove sei? 

ARTURO
(inginocchiandosi)
A’ piedi tuoi, Elvira, ah! mi perdona! 

ELVIRA
Arturo? Sì, è desso!
Artur! Mio ben! O gioia! 

ARTURO
Ah! mia Elvira! 

ELVIRA
Mio ben!
Sei pur tu? Or non m’inganni? 

ARTURO
Ingannarti? Ah! no, giammai. 

ELVIRA
Dunque han fin per me gli affanni? 

ARTURO
Non temer… finiro i guai. 

ELVIRA
Sì… 

ARTURO
Sì, mio ben, finiro i guai;
Ora alfin ci unisce amor. 

ELVIRA
O Arturo! Arturo, per mai più lasciarci? 

ARTURO
Lo credi, mio ben, per mai più lasciarci;
Mio ben, non temer, finiro i guai
Or che alfin ci unisce amor! 

ELVIRA
Ah! che alfin ci unisce amor! 

ARTURO
Nel mirarti un solo istante
Io sospiro e mi consolo
D’ogni pianto e d’ogni duolo
Che provai lontan da te. 

ELVIRA
(fra se, cercando di risovvenirsi)
Che provò lontan da me?
Quanto tempo? Lo rammenti? 

ARTURO
Fur tre mesi… 

ELVIRA
No, no; fur tre secoli
Di sospiri e di tormenti;
Fur tre secoli d’orror!
Ti chiamava ad ogni istante:
Riedi, Arturo, e mi consola.
Ti chiamava ad ogni istante:
Vieni, ah! vieni, e mi consola,
E rompeva la parola
Il singulto del mio cor! 

ARTURO
Ah! perdona… Ell’era misera,
Prigioniera… abbandonata,
In periglio… 

ELVIRA
E l’hai tu amata? 

ARTURO
Io! 

ELVIRA
Non è tua sposa? 

ARTURO
Sposa! Chi dir l’osa?
Chi? Parla… Chi? 

ELVIRA
Io il chiedo, io il chiedo, Arturo. 

ARTURO
Mi credevi sì spergiuro?
Da quel dì che ti mirai
Palpitai per te d’amore,

Da quel giorno all’ultim’ore,
Sì, questo cor per te palpiterà.
La mia vita io ti sacrai
Nella gioia e nel dolore,
Fin la morte in questo amore
Dolce e cara a me sarà. 

ELVIRA
O parole d’amor! Lieta son io!
Ei non l’amava dunque? O Arturo mio!
Sì – fede eterna ti giurai,
Ti giurai eterno ardore,
Da quel giorno all’ultim’ore
Per te il mio cor avvamperà.
La mia vita ti sacrai
Nella gioia, nel dolor. 

ELVIRA, ARTURO
Fin la morte in questo amore
Dolce e cara a me sarà.
Questo giuro sì puro di fede,
O dell’alma motor sempiterno,
Tu l’accogli e consola in eterno,
Benedici e sventura ed amor. 

ARTURO
Ah! perdona… Ell’era misera,
Prigioniera… abbandonata… 

ELVIRA
Di’: se a te non era cara,
A che mai seguir colei? 

ARTURO
Or t’infingi, o ignori ch’ella
Presso a morte… 

ELVIRA
Chi? Favella. 

ARTURO
Tu non sai? La regina! 

ELVIRA
La regina! 

ARTURO
Un’indugio… e la meschina
Su d’un palco a morte orrenda… 

ELVIRA
Ah! E fia ver? Qual lume rapido
Or la mente mi rischiara!
Dunque m’ami? 

ELVIRA
E puoi temer? 

ELVIRA
Dunque vuoi? 

ARTURO
Star teco ognor
Tra gli amplessi dell’amore. 

ELVIRA
Dunque m’ami, mio Arturo? Sì? 

ARTURO
Vieni, vieni fra queste braccia,
Amor, delizia e vita,
Vieni, non mi sarai rapita
Finchè ti stringo al cor.
Ad ogni istante ansante
Te chiamo e te sol bramo.
Ah! vieni, vien, tel ripeto t’amo,
Ah, t’amo d’immenso amore. 

ELVIRA
Caro, caro, non ho parola
Ch’esprima il mio contento;
L’alma elevar mi sento
In estasi d’amor.
Ad ogni istante ansante
Te chiamo e te sol bramo,
Ah! caro, vien, tel ripeto, t’amo,
T’amo d’immenso amore,
Sì, tel ripeto, sentilo, Artur, dal mio cor. 

ARTURO
Sì, mel ripeti, ah! mio ben!
Ad ogni istante ansante
Ti chiamo e te sol bramo! 

ELVIRA
Ad ogni istante ansante, ecc 

ARTURO
Ah! mio ben! 

ELVIRA
Ah! mio Arturo! 

ARTURO
Sempre uniti! 

ELVIRA
Sempre insieme! 

ARTURO
Sempre insieme! 

ELVIRA
Dunque m’ami, mio Arturo, sì!
Caro, caro, non ho parola
Ch’esprima il mio contento, ecc 

ARTURO
Vieni fra queste braccia,
Amor, delizia, e vita, ecc 

ELVIRA
Ad ogni instante ansante
Ti chiamo e te sol bramo. 

ELVIRA, ARTURO
Ah! deh! vieni, vien, ti ripeto, t’amo,
T’amo d’immenso amore, ecc 

ELVIRA
Mio ben! 

ARTURO
Mia vita! 

ELVIRA, ARTURO
Sempre con te vivrò d’amor!
(Al suono del tamburo mostra Elvira una fisonomia alterata ed una espressione di derisione.) 

ARTURO
(s’agita e va a spiare)
Ancor s’ascolta questo suon molesto.
I miei nemici! 

ELVIRA
(comincia a vacillare)
Sì, quel suono funesto;
Io conosco quel suon… ma tu non sai
Che più nol temo,
Ah! no, io più nol temo ormai.
(Arturo comincia a turbarsi sorpreso dal parlare di Elvira.)
Nella mia stanza
Squarciai quel vel di cui ornò sua testa,
Calpestai le sue pompe…
ed all’aurora…
Con me tu ancora

Verrai a festa, a danza? 

ARTURO
O Dio! che dici? 

ELVIRA
Così come tu mi guardi,
Mi guardan essi, e intender non sanno
Il mio parlar… il duol, l’affanno! 

ARTURO
(spaventato dallo stato di follia che investe Elvira)
O, ti scuoti … o ciel!
Vagheggi! 

ALCUNI SOLDATI
(di dentro)
Alto là! 

ALTRI SOLDATI
Fedel drapello! 

ARTURO
Vien, vien! 

ALCUNI SOLDATI
E chi viva? 

ELVIRA
Ah! tu vuoi fuggirmi ancor? 

ALTRI SOLDATI
Anglia, Cromvello! 

ARTURO
Ah! no. 

SOLDATI
Viva! 

ELVIRA
No, no, colei più non t’avrà! 

SOLDATI
Vincerà! Vincerà! 

ELVIRA
No! 

ARTURO
Taci! ah! taci, infelice, ah!
Taci per pietade,
Ah! non ti fuggerò… 

ELVIRA
Ah! t’arresti, t’arresti il mio dolore.
Aiuto! O genti!
Aiuto!
(Si sente da tutte le parti calpestio di gente che s’avanza correndo.) 

ARTURO
Ah! taci! 

ELVIRA
Pietà! Pietà!
(Arturo resta impietrito di dolore, guardando immoto Elvira nè curandosi di tutto ciò che accade d’intorno a lui.) 

CASTELLANI, CASTELLANE
Arturo? Arturo? O sciagurato! 

RICCARDO
Cavalier, ti colse il Dio
Punitor de’ tradimenti. 

GIORGIO, DONNE
Tu qui, o Arturo? Qual destin rio
A tal spiaggia te guidò! 

SOLDATI
Pera ucciso fra tormenti
Chi tradiva patria e onor! 

ELVIRA
Credi, o Arturo, ella non t’ama;
Sol felice io ti farò, sì. 

SOLDATI
Talbo Arturo, la patria e Dio
Te alla morte condannò! 

GIORGIO, DONNE
Che orror! 

ELVIRA
Morte!
(Alla parola “Morte” vedesi che Elvira cangia di aspetto, ed ogni suo moto ed atto palesa che questo avvenimento produsse una commozione nel suo cervello ed un totale cangiamento intellettuale.) 

RICCARDO, GIORGIO, DONNE
Ah! quel terror! 

SOLDATI
Dio raggiunge i traditor. 

ELVIRA
Che ascoltai? 

CASTELLANI, CASTELLANE
Si tramutò!
Si fè smorta, avvampò! 

ARTURO
Credeasi, misera!
Da me tradita,
Traea sua vita
In tal martir!
Or sfido i fulmini,
Disprezzo il fato,
Se teco allato
Potrò morir! 

ELVIRA
Qual mai funerea
Voce funesta
Mi scuote e desta
Dal mio martir!
Se fui sì barbara
Nel trarlo a morte
M’avrà consorte
Nel suo morir! 

GIORGIO
Qual suon funereo
Feral rimbomba
Nel sen mi piomba,
M’agghiaccia il cor!
Non ha più lagrime
Il mio dolor. 

ALCUNI SOLDATI
Quel suon funereo,
Ch’apre una tomba,
Cupo rimbomba,
Mi piomba al cor.
E Dio terribile
In sua vendetta
Gli empi saetta
Con rigor. 

ALTRI SOLDATI
Quel suon funereo,
Ch’apre una tomba,
Cupo rimbomba,
Mi piomba al cor.
E Dio lo vuol
Senza pietà! 

RICCARDO
Quel suon funereo
Ch’apre una tomba
Al cor mi piomba,
Lor sorte orribil
Mi piomba al cor.
Ah, pietà. 

DONNE
Quel suon funereo
Di tromba ci piomba al cor.
Pur fra le lagrime
Speme ci affida,
Sì, che Dio
Ci arrida con pietà. 

ARTURO
Traea sua vita
In tal martir!
Ah! sì, disprezzo il fato,
Se teco allato
Potrò morir!
(I soldati, impazienti, si rivolgono a Giorgio ed a Riccardo, e dicono loro sottovoce.) 

SOLDATI
Che s’aspetta?
Alla vendetta! 

ELVIRA
(s’avvicina ad Arturo)
Arturo! 

ARTURO
Elvira, Elvira! 

RICCARDO, GIORGIO, DONNE
Sol ferocia or parla in voi! 

SOLDATI
Dio comanda a’ figli suoi
Che giustizia ormai si renda
Cada alfin l’ultrice spada
Sovra il capo al traditor! 

ELVIRA
(lo abbraccia)
Artur! Artur, tu vivi ancor! 

RICCARDO, GIORGIO, DONNE
La pietade Iddio v’apprenda! 

ARTURO
Teco io sono. 

ELVIRA
(piangendo)
Il tuo perdono!
Per me la morte, o Arturo mio! 

ARTURO
Ah un amplesso! 

ELVIRA
Sì, mio bene. 

ARTURO
Ah, un addio!
Arrestatevi, scostate,
Crudeli, crudeli!

ELVIRA
Un addio! 

ARTURO
Ella è tremante,
Ella è spirante,
Anime perfide,
Sorde a pietà.
Un solo istante,
Ah, l’ira frenate
Poi vi straziate
Di crudeltà.
L’ira frenate, o perfidi
Di crudeltà ancor. 

RICCARDO, GIORGIO
Cessate, cessate un istante,
Un istante per pietà!
Deh! cessate! 

SOLDATI
Vendetta s’affretta, Dio lo vuole,
Non si tardi! 

DONNE
Deh cessate per pietà,
Un istante, deh, cessate!
(Odesi un suono di corni da caccia.) 

CASTELLANI, CASTELLANE
Suon d’araldi?
Un messaggio? 

ARTURO, RICCARDO, GIORGIO
Che sarà? 

SOLDATI
Esploriam.
(Fanno un movimento per sortire, ma s’arrestano vedendo entrare un messaggero che reca delle lettere. Riccardo e Giorgio le leggono.) 

GIORGIO
Esultate! 

RICCARDO
Esultate! 

GIORGIO
Già Stuardi vinti sono… 

RICCARDO
I cattivi han già perdono… 

GIORGIO, RICCARDO
L’Anglia terra ha libertà! 

CASTELLANI, CASTELLANE
L’Anglia terra ha libertà.
A Cromvello eterna gloria!
La vittoria il guiderà.
Siate liete, alme amorose
Qual già foste un dì dolenti;
Lunghi dì per voi ridenti
Quest’istante segnerà. 

ARTURO
Ah! mia Elvira! 

ELVIRA
Oh! contento!
Ah! sento, o mio bell’angelo,
Che poco intera è un’anima

Ad esaltar nel giubilo
Che amor ci donerà.
Benedico le lacrime,
L’ansia, i sospiri,
I gemiti; vaneggerò nel palpito
Di tanta cara voluttà! 

RICCARDO, GIORGIO, CASTELLANI, CASTELLANE
Sì, sì, l’amor coronerà di giubilo
li spasimi di tanta fedeltà.
Amor pietoso e tenero
Coronerà di giubilo
L’ansia, i sospiri, i palpiti
Di tanta fedeltà. 

FINE