Lucia di Lammermoor

Opera in three acts by Gaetano Donizetti
Libretto by Salvatore Cammarano
Lord Enrico Ashton – baritono: Rolando Panerai
Lucia, sua sorella – soprano: Maria Callas
Sir Edgardo di Ravenswood – tenore: Giuseppe 
Lord Arturo Bucklaw – tenore: Guiseppe Zampieri
Raimondo Bidebent, educatore e confidente di Lucia – basso: Nicola Zaccaria
Alisa, damigella di Lucia – mezzo-soprano: Luisa Villa
Normanno, capo degli armigeri di Ravenswood – tenore: Mario Carlin
Dame e cavalieri, congiunti di Ashton,
abitanti di Lammermoor, paggi, armigeri, domestici di Ashton.

RIAS Sinfonie-Orchester: Herbert von Karajan
Chorus of the Teatro alla Scala: Norberto Mola

Städtische Oper, Berlin
Recorded live on September 29, 1955

Note: The words marked in red letters indicate portions that were omitted in this performance.

ATTO I
“La Partenza”

Scena Prima

(Giardino nel castello di Ravenswood. Normanno e coro di abitanti del castello in arnese da caccia)

NORMANNO E CORO
Percorrete le spiagge vicine,
Percorriamo le spiagge vicine,
Della torre le vaste rovine:
Cada il velo di sì turpe mistero
Lo domanda… lo impone l’onor.
Splenderà l’esecrabile vero
Come lampo fra nubi d’orror,
L’onor lo vuol.

(il Coro parte rapidamente)

Scena Seconda

(Entrano Enrico e Raimondo. Enrico s’avanza fieramente accigliato, Raimondo lo segue mesto e silenzioso. Breve pausa)

NORMANNO
(accostandosi rispettosamente ad Enrico)
Tu sei turbato!

ENRICO
E n’ho ben donde. Il sai:
Del mio destin si impallidi la stella…
Intanto Edgardo… quel mortale nemico
Di mia prosapia, dalle sue rovine
Erge la fronte baldanzosa e ride!
Sola una mano raffermar mi puote
Nel vacillante mio poter…
Lucia osa respinger quella mano!…
Ah! suora non m’è colei!

RAIMONDO
(in tuono di chi cerca di calmare l’altrui collera)
Dolente vergin,
che geme sull’urna recente
Di cara madre, al talamo potria
Volger lo sguardo? Ah! rispettiam quel core
Che trafitto dal duol, schivo è d’amore.

NORMANNO
(con ironia)
Schivo d’amor?… Lucia
D’amore avvampa.

ENRICO
Che favelli?…

RAIMONDO
(In disparte)
Oh detto!

NORMANNO
M’udite.
Ella sen già colà del parco
Nel solingo vial dove la madre
Giace sepolta. Impetuoso toro
Ecco su lei s’avventa…
Quando per l’aria
rimbombar si sente
Un colpo, e al suol repente
Cade la belva.

ENRICO
E chi vibrò quel colpo?

NORMANNO
Tal… che il suo nome ricoprì d’un velo.

ENRICO
Lucia forse?…

NORMANNO
L’amò.

ENRICO
Dunque il rivide?

NORMANNO
Ogni alba…

ENRICO
E dove?

NORMANNO
In quel viale.

ENRICO
Io fremo!
Né tu scovristi il seduttor?…

NORMANNO
Sospetto io n’ho soltanto.

ENRICO
Ah! parla.

NORMANNO
È tuo nemico.

RAIMONDO
(In disparte)
Oh ciel!…

NORMANNO
Tu lo detesti.

ENRICO
Esser potrebbe… Edgardo?

RAIMONDO
(In disparte)
Ah!…

NORMANNO
Lo dicesti.

ENRICO
Cruda… funesta smania
Tu m’hai svegliata in petto!…
È troppo, è troppo orribile
Questo fatal sospetto!
Mi fa gelare e fremere!…
sollleva in fronte il crin!
Colma di tanto obbrobrio
Chi suora a me nascea!

(Con terribile impulso di sdegno)

Pria che d’amor sì perfido
a me svelarti rea,
Se ti colpisse un fulmine,
Fora men rio dolor!

NORMANNO
Pietoso al tuo decoro
Io fui con te crudel!

RAIMONDO
(In disparte)
La tua clemenza imploro;
Tu lo smentisci, o ciel!.

Scena Terza

(Coro di cacciatori, Normanno ed Enrico)

CORO
(accorrendo a Normanno)
Il tuo dubbio è ormai certezza.

NORMANNO
(ad Enrico)
Odi tu?

ENRICO
Narrate.

RAIMONDO E CORO
(In disparte)
Oh giorno!

CORO
Come vinti da stanchezza
Dopo lungo errar d’intorno,
Noi posammo della torre
Nel vestibolo cadente:
Ecco tosto lo trascorre
In silenzio un uom pallente.
Come appresso ei n’è venuto
Ravvisiam lo sconosciuto:
Ei su rapido destriero
S’involò dal nostro sguardo…
Qual s’appella un falconiero.
Ne apprendeva, qual s’appella.

ENRICO
E quale?

CORO
Edgardo.

ENRICO
Egli!…
Oh rabbia che m’accendi,
Contenerti un cuor non può!

RAIMONDO
Ah! No, non credere…
No, no…

ENRICO
No, contenerti un cor non può
No, non può! No, no!

RAIMONDO
…Deh sospendi!…
…Ella… Ah!

ENRICO
No, no

RAIMONDO
M’odi!

ENRICO
Udir non vò!
La pietade in suo favore
Miti sensi invan ti detta…
Se mi parli di vendetta
Solo intenderti potrò.
Sciagurati!… il mio furore
Già su voi tremendo rugge…
L’empia fiamma che vi strugge
Io col sangue spegnerò.
Si, si spegnerò!
Io Col sangue spegnerò!

RAIMONDO
No, no, non può!
No, no, non può!

CORO
Si, si spegnerà!
Si, si spegnerà!

(Enrico parte: tutti lo seguono.)

Scena Quarta

(Parco. Nel fondo della scena un fianco del castello, con picciola porta praticabile. Sul davanti la così detta fontana della Sirena, fontana altra volta coperta da un bell’edificio, ornato di tutti i fregi della gotica architettura, al presente dai rottami di quest’edificio sol cinta. Caduto n’è il tetto, rovinate le mura, e la sorgente che zampilla si apre il varco fra le pietre, e le macerie postele intorno, formando indi un ruscello. È sull’imbrunire. Sorge la luna. Lucia viene dal castello, seguita da Alisa: sono entrambe nella massima agitazione. Ella si volge d’intorno, come in cerca di qualcuno; ma osservando la fontana, ritorce altrove lo sguardo)

LUCIA
Ancor non giunse!…

ALISA
Incauta!… a che mi traggi!…
Avventurarti, or che il fratel qui venne,
È folle ardir.

LUCIA
Ben parli! Edgardo sappia
Qual ne circonda orribile periglio…

ALISA
Perché d’intorno il ciglio
Volgi atterrita?

LUCIA
Quella fonte, ah!… mai
Senza tremar non veggo…
Ah! tu lo sai.
Un Ravenswood, ardendo
Di geloso furor, l’amata donna
Colà trafisse: e l’infelice cadde
Nell’onda, ed ivi rimanea sepolta…
M’apparve l’ombra sua…

ALISA
Che dici!…

LUCIA
Ascolta:
Regnava nel silenzio
Alta la notte e bruna…
Colpìa la fonte un pallido
Raggio di tetra luna…
Quando un sommesso gemito
Fra l’aure udir si fè,
Ed ecco su quel margine
L’ombra mostrarsi a me, ah!
Qual di chi parla muoversi
Il labbro suo vedea,
E con la mano esanime
Chiamarmi a sè, parea.
Stette un momento immobile
Poi ratta dileguò,
E l’onda pria sì limpida,
di sangue rosseggiò!

ALISA
Chiari, oh Dio! ben chiari e tristi
Nel tuo dir presagi intendo!
Ah! Lucia, Lucia desisti
Da un amor così tremendo!

LUCIA
Egli è luce a giorni miei,
È conforto al mio penar
Quando rapito in estasi
Del più cocente ard ore,
Col favellar del core
Mi giura eterna fè,
Gli affanni miei dimentico,
Gioia diviene il pianto…
Parmi che a lui d’accanto
Si schiuda il ciel per me!

ALISA
Ah! Giorni d’amaro pianto
Ah! s’apprestano per te!
Ah! Lucia, ah! Desisti!

LUCIA
Ah! Quando, rapito in estasi, ecc.

ALISA
Egli s’avanza… La vicina soglia
Io cauta veglierò

(Rientra nel Castello.)

Scena Quinta

(Edgardo entra.)

EDGARDO
Lucia, perdona se ad ora
inusitata io vederti chiedea:
ragion possente
A ciò mi trasse.
Pria che in ciel biancheggi!
L’alba novella,
dalle patrie sponde
Lungi sarò.

LUCIA
Che dici?…

EDGARDO
Pe’ Franchi lidi amici
Sciolgo le vele: ivi trattar m’è dato
Le sorti della Scozia…

LUCIA
E me nel pianto
Abbandoni così!

EDGARDO
Pria di lasciarti
Asthon mi vegga… io stenderò placato
A lui la destra, e la tua destra, pegno
Fra noi di pace, chiederò.

LUCIA
Che ascolto!…
Ah! no… rimanga nel silenzio sepolto
Per or l’arcano affetto…

EDGARDO
(con amarezza)
Intendo!
Di mia stirpe
Il reo persecutore de’ mali miei
Ancor pago non è!
Mi tolse il padre
Il mio retaggio avito…
Né basta?
Che brama ancor quel cor feroce e rio?
La mia perdita intera?
il sangue mio?
Ei m’odia…

LUCIA
Ah! no…

EDGARDO
(con più forza)
Mi abborre…

LUCIA
Calma, oh ciel, quell’ira estrema!

EDGARDO
Fiamma ardente in sen mi scorre!
M’odi.

LUCIA
Edgardo!…

EDGARDO
M’odi, e trema.
Sulla tomba che rinserra
Il tradito genitore,
Al tuo sangue eterna guerra
Io giurai nel mio furore:

LUCIA
Ah!

EDGARDO
Ma ti vidi… e in cor mi nacque
Altro affetto, e l’ira tacque…
Pur quel voto non è infranto…
Io potrei, si, si, potrei compirlo ancor!

LUCIA
Deh! ti placa…
deh! ti frena…

EDGARDO
Ah! Lucia!

LUCIA
Può tradirne un solo accento!
Non ti basta la mia pena?
Vuoi ch’io mora di spavento?

EDGARDO
Ah, no!

LUCIA
Ceda, ceda ogn’altro affetto;
Solo amor t’infiammi il petto…
Ah! il più nobile, il più santo
D’ogni voto è un puro amor!

EDGARDO
Pur quel voto non è infranto…
Io potrei compirlo ancor…

LUCIA
Ah solo amor t’infiammi il petto,
Cedi, cedi a me, cedi, cedi all’amor.

EDGARDO
(con subita risoluzione)
Qui, di sposa eterna fede
Qui mi giura,
al cielo innante.
Dio ci ascolta,
Dio ci vede…
Tempio, ed ara è un core amante;

(ponendo un anello in dito a Lucia)

Al tuo fato unisco il mio
Son tuo sposo.

LUCIA
(porgendo a sua volta il proprio anello a Edgardo)
E tua son io.

LUCIA, EDGARDO
Ah! Soltanto il nostro foco
Spegnerà di morte il gel!

LUCIA
Ai miei voti amore invoco.
Ai miei voti invoco il Ciel.

EDGARDO
Ai miei voti invoco il ciel.
Separarci omai conviene.

LUCIA
Oh parola a me funesta!
Il mio cor con te ne viene.

EDGARDO
Il mio cor con te qui resta.

LUCIA
Ah! Edgardo! Ah! Edgardo!

EDGARDO
Separarci omai convien.

LUCIA
Ah! talor del tuo pensiero
Venga un foglio messaggero,
E la vita fuggitiva
Di speranza nutrirò.

EDGARDO
Io di te memoria viva
Sempre oh cara, serberò.

LUCIA
Verranno a te sull’aure
I miei sospiri ardenti,
Udrai nel mar che mormora
L’eco de’ miei lamenti…
Pensando ch’io di gemiti
Mi pasco, e di dolor.
Spargi un’amara lagrima
Su questo pegno allor!

EDGARDO
Verranno a te sull’aure
I miei sospiri ardenti,
Udrai nel mar che mormora
L’eco de’ miei lamenti…
Pensando ch’io di gemiti
Mi pasco, e di dolor.
Spargi un’amara lagrima
Su questo pegno allor!

LUCIA, EDGARDO
Verranno a te sull’aure
I miei sospiri ardenti,
Udrai nel mar che mormora
L’eco de’ miei lamenti…
Pensando ch’io di gemiti
Mi pasco, e di dolor.
Spargi un’amara lagrima
Su questo pegno allor!

LUCIA
Il tuo scritto sempre viva
la memoria in me terrà

EDGARDO
Cara! Sì, sì, Lucia!
Io parto…

LUCIA
Addio…

EDGARDO
Rammentati! Ne stringe il Ciel!

LUCIA, EDGARDO
Addio!

(Edgardo parte; Lucia si ritira nel castello.)

 

ATTO II
“Il contratto nuziale”

Scena Prima

(Gabinetto negli appartamenti di Lord Asthon. Enrico e Normanno.
Enrico è seduto presso un tavolino: Normanno sopraggiunge.)

NORMANNO
Lucia fra poco a te verrà.

ENRICO
Tremante l’aspetto.
A festeggiar le nozze illustri
Già nel castello i nobili parenti
Giunser di mia famiglia; in breve Arturo
Qui volge…

(sorgendo agitatissimo)

E s’ella pertinace osasse d’opporsi?…

NORMANNO
Non temer: la lunga assenza
Del tuo nemico, i fogli
Da noi rapiti, e la bugiarda nuova
Ch’egli s’accese d’altra fiamma,
in core di Lucia
spegneranno il cieco amore.

ENRICO
Ella s’avanza!… Il simulato foglio

(Normanno gli dà un foglio)

Porgimi, ed esci sulla via che tragge
Alla città regina di Scozia;
e qui fra plausi, e liete grida
Conduci Arturo.

(Normanno esce.)

Scena Seconda

(Lucia si arresta presso la soglia: la pallidezza del suo volto, il guardo smarrito, e tutto in lei annunzia i patimenti ch’ella sofferse ed i primi sintomi d’un’alienazione mentale)

ENRICO
Appressati, Lucia.

(Lucia si avanza alcuni passi macchinalmente, e sempre figgendo lo sguardo immobile negli occhi di Enrico)

Sperai più lieta in questo dì vederti,
In questo dì, che d’imeneo le faci
Si accendono per te.
Mi guardi, e taci?

LUCIA
Il pallor funesto orrendo
Che ricopre il volto mio
Ti rimprovera tacendo
Il mio strazio… il mio dolore.
Perdonar ti possa Iddio
L’inumano tuo rigor.
E il mio dolor.

ENRICO
A ragion mi fe’ spietato
Quel che t’arse indegno affetto…
Ma si taccia del passato…
Tuo fratello sono ancor.
Spenta è l’ira nel mio petto
Spegni tu l’insano amor.
Nobil sposo…

LUCIA
Cessa… ah! cessa.

ENRICO
Come?

LUCIA
Ad altr’uomo giurai mia fè.

ENRICO
(iracondo)
Nol potevi…

LUCIA
Enrico!…

ENRICO
Nol potevi!…

LUCIA
Ad altro giurai mia fè.

ENRICO
(raffrenandosi)
Basti.
(porgendole il foglio, ch’ebbe da Normanno)
Questo foglio appien ti dice,
Qual crudel, qual empio amasti!
Leggi!

LUCIA
(legge: la sorpresa, ed il più vivo affanno si dipingono nel suo volto, ed un tremito l’investe dal capo alle piante)
Il core mi balzò!

ENRICO
(accorrendo in di lei soccorso.)
Tu vacilli!…

LUCIA
Me infelice!…
Ahi!… la folgore piombò!
Soffriva nel pianto…
languìa nel dolore…
La speme…
la vita riposi
in un core…
L’istante di morte
è giunto per me.
Quel core infedele
ad altra si diè!…

ENRICO
Un folle ti accese, un perfido amore:
Tradisti il tuo sangue
per vil seduttore

LUCIA
Oh! Dio!

ENRICO
Ma degna dal cielo ne avesti mercè:
Quel core infedele ad altra si diè!

(si ascoltano echeggiare in lontananza festivi suoni, e clamorose grida)

LUCIA
Che fia!…

ENRICO
Suonar di giubilo
Senti la riva?

LUCIA
Ebbene?

ENRICO
Giunge il tuo sposo.

LUCIA
Un brivido
Mi corse per le vene!

ENRICO
A te s’appresta il talamo!…

LUCIA
La tomba a me s’appresta!

ENRICO
Ora fatale è questa!

LUCIA
Ho sugli occhi un vel!

ENRICO
M’odi.
Spento è Guglielmo… ascendere
Vedremo in trono Maria…
Prostrata è nella polvere
La parte ch’io seguia…

LUCIA
Ah! Io tremo!…

ENRICO
Dal precipizio
Arturo può sottrarmi,
Sol egli!…

LUCIA
Ed io? Ed io?…

ENRICO
Salvarmi devi.

LUCIA
Enrico!

ENRICO
Vieni allo sposo!

LUCIA
Ad altro giurai!

ENRICO
Devi salvarmi…

LUCIA
Ma!…

ENRICO
Il devi!

(in atto di uscire)

LUCIA
Oh ciel!.. Oh ciel!

ENRICO
(ritornando a Lucia, e con accento rapido, ma energico)
Se tradirmi tu potrai,
La mia sorte è già compita…
Tu m’involi onore, e vita;
Tu la scure appresti a me…
Ne’ tuoi sogni mi vedrai
Ombra irata e minacciosa!…
Quella scure sanguinosa
Starà sempre innanzi a te!

LUCIA
(volgendo al cielo gli occhi gonfi di lagrime)
Tu che vedi il pianto mio…
Tu che leggi in questo core,
Se respinto il mio dolore
Come in terra in ciel non è.
Tu mi togli, eterno Iddio,
Questa vita disperata…

ENRICO
Ah! Quella scure sanguinosa
starà sempre innanzi a te

LUCIA
Ah! Io son tanto sventurata,
Che la morte è un ben per me!

(Enrico parte affrettatamente. Lucia si abbandona su d’una seggiola, ove resta qualche momento in silenzio.)

Scena Terza

(Lucia vendendo giungere Raimondo, gli va incontro ansiosissima)

LUCIA
Ebben?

RAIMONDO
Di tua speranza l’ultimo raggio tramontò!
Credei, al tuo sospetto, che il fratel chiudesse
tutte le strade, onde sul Franco suolo,
all’uomo che amar giurasti
Non giungesser tue nuove:
Io stesso un foglio da te vergato,
per secura mano recar gli feci…
Invano! Tace mai sempre…
Quel silenzio assai D’infedeltà ti parla!

LUCIA
E me consigli?

RAIMONDO
Di piegarti al destino.

LUCIA
E il giuramento?…

RAIMONDO
Tu pur vaneggi!
I nuziali voti
Che il ministro di Dio non benedice
nè il ciel,
nè il mondo riconosce.

LUCIA
Ah! cede persuasa la mente…
Ma sordo alla ragion
resiste il core.

RAIMONDO
Vincerlo è forza.

LUCIA
Oh, sventurato amore!

RAIMONDO
Ah! Cedi, cedi o più sciagure
ti sovrastano infelice…
Per le tenere mie cure,
Per l’estinta genitrice
Il periglio d’un fratello
deh ti mova; e cangi il cor…
O la madre nell’avello
fremerà per te d’orror.

LUCIA
Ah! Ah! Taci…

RAIMONDO
La madre! Il fratello!

LUCIA
Taci… taci: tu vincesti…
Non son tanto snaturata.

RAIMONDO
Oh! qual gioia in me tu desti!
Oh qual nube hai dissipata!…
Al ben de’ tuoi qual vittima
offri Lucia, te stessa;
e tanto sacrifizio
scritto nel ciel sarà.
Se la pietà degli uomini
a te non fia concessa;
v’è un Dio, che tergere
il pianto tuo saprà.

LUCIA
Guidami tu… tu reggimi..
Son fuori di me stessa!..
Lungo crudel supplizio
La vita a me sarà!

RAIMONDO
Si, figlia, coraggio.
Qual nube hai disgombrata!

(Partono.)

Scena Quarta

(Magnifica sala, pomposamente ornata pel ricevimento di Arturo. Nel fondo una porta praticabile. Altre porte laterali.
Enrico, Arturo, Normanno, cavalieri e dame congiunti di Asthon, paggi, armigeri, abitanti di Lammermoor, e domestici, tutti inoltrandosi dal fondo)

CORO
Per te d’immenso giubilo
Tutto s’avviva intorno
Per te veggiam rinascere
Della speranza il giorno
Qui l’amistà ti guida,
Qui ti conduce amore,
Qual astro in notte infida
Qual riso nel dolor.

ARTURO
Per poco fra le tenebre
Sparì la vostra stella;
Io la farò risorgere
Più fulgida e più bella.
La man mi porgi Enrico…
Ti stringi a questo cor.
A te ne vengo amico,
Fratello e difensor.

CORO
Per te d’immenso giubilo
Tutto s’avviva intorno
Per te veggiam rinascere
Della speranza il giorno
Qui l’amistà ti guida,
Qui ti conduce amore,

ARTURO
A te ne vengo amico,
Fratello e difensor.

CORO
Qual astro in notte infida
Qual riso nel dolor…
Fratello e difensor!

ARTURO
Dov’è Lucia?

ENRICO
Qui giungere or la vedrem…

(In disparte ad Arturo)

Se in lei
Soverchia è la mestizia,
Maravigliarti, no, no, non dei.
Dal duolo oppressa e vinta
Piange la madre estinta…

ARTURO
M’è noto, si, si, m’è noto.

ENRICO
Soverchia è la mestizia
Ma piange la madre.

ARTURO
Or solvi un dubbio:
Fama suonò, che Edgardo
Sovr’essa temerario
Alzare osò lo sguardo…
Temerario…

ENRICO
È vero quel folle ardia, ma…

ARTURO
Ah!

CORO
S’avanza qui Lucia; s’avanza.

ENRICO
(Ad Arturo)
Piange la madre estinta…

Scena Quinta

(Lucia, nel massimo abbattimento, è sostenuta da Raimondo ed Alisa)

ENRICO
(presentando Arturo a Lucia)
Ecco il tuo sposo…
(Lucia fa un movimento come per retrocedere. Sommessamente a Lucia)

Incauta!…
Perder mi vuoi?

LUCIA
(Fra sè)
Gran Dio!

ARTURO
Ti piaccia i voti accogliere
del tenero amor mio…

ENRICO
(A Lucia)
Incauta!
(accostandosi ad un tavolino su cui è il contratto nuziale, e troncando destramente le parole ad Arturo)
Omai si compia il rito.

LUCIA
(Fra sè)
Gran Dio!

ENRICO
(ad Arturo)
T’appressa.

ARTURO
Oh dolce invito!

(avvicinandosi ad Enrico che sottoscrive il contratto, egli vi appone la sua firma. Intanto Raimondo, ed Alisa conducono la tremebonda Lucia verso il tavolino.)

LUCIA
(fra sè)
Io vado al sacrifizio!…

RAIMONDO
(In disparte)
Reggi buon Dio l’afflitta.

ENRICO
(piano a Lucia, e scagliandole furtive, e tremende occhiate)
Non esitar. Scrivi!

LUCIA
(fra sè)
Me misera!…
(piena di spavento, e quasi fuor di se medesima, segna l’atto)
La mia condanna ho scritta!

ENRICO
(fra sè)
Respiro!

LUCIA
(fra sè)
Io gelo e ardo!..
Io manco!…

(Si ascolta dalla porta in fondo lo strepito di persona che è per entrare a forza)

TUTTI
Qual fragor!…
Chi giunge?…

Scena Sesta

(Entra Edgardo)

EDGARDO
(Con voce e atteggiamento terribili. Egli è ravvolto in gran mantello)
Edgardo!

GLI ALTRI
Edgardo!…

LUCIA
Oh fulmine!…

(cade tramortita)

GLI ALTRI
Oh terror!…

(Lo scompiglio è universale. Alisa, col soccorso di alcune donne solleva Lucia, e l’adagia su una seggiola.)

EDGARDO
(In disparte)
Chi mi frena in tal momento?…
Chi troncò dell’ire il corso?
Il suo duolo, il suo spavento
Son la prova d’un rimorso!…
Ma, qual rosa inaridita,
Ella sta fra morte e vita!…
Io son vinto… son commosso…
T’amo, ingrata, t’amo ancor!

ENRICO
(In disparte)
Chi trattiene il mio furore,
E la man che al brando corse?
Della misera in favore
Nel mio petto un grido sorse!
È il mio sangue! io l’ho tradita!
Ella sta fra morte e vita!…
Ah! che spegnere non posso
Un rimorso nel mio cor!

LUCIA
(riavendosi. In disparte)
Io sperai che a me la vita
Tronca avesse il mio spavento…
Ma la morte non m’aita…
Vivo ancor per mio tormento!
Da’ miei lumi cadde il velo…
Mi tradì la terra e il cielo!…
Vorrei pianger, ma non posso…
Ah, mi manca il pianto ancor!

RAIMONDO
(Fra sè)
Qual terribile momento!…
Più formar non so parole!…
Densa nube di spavento
Par che copra i rai del sole!
Come rosa inaridita
Ella sta fra morte e vita!…
Chi per lei non è commosso
Ha di tigre in petto il cor.

EDGARDO
(Fra sè)
Chi mi frena in tal momento?
Ma chi? Chi? Come rosa inaridita
Ella sta fra morte e vita!…
Ingrata! T’amo ancor,
si, t’amo ancor!

ENRICO
(In disparte)
È mio sangue! L’ho tradito!
Ella sta fra morte e vita…
Spegnere non posso i rimorsi…

ARTURO
(Fra sè)
Qual terribile momento!…
Più formar non so parole!…
Densa nube di spavento
Par che copra i rai del sole!
Come rosa inaridita
Ella sta fra morte e vita!…
Chi per lei non è commosso
Ha di tigre in petto il cor.

ALISA E CORO
(In disparte)
Come rosa inaridita
Ella sta fra morte e vita!…
Chi per lei non è commosso
Ha di tigre in petto il cor.

LUCIA
(Fra sè)
Vorrei piangere e non posso…
M’abbandona il pianto ancor!

EDGARDO
(Fra sè)
Ah, son vinto, son commosso
t’amo ingrata, t’amo ancor!

ENRICO
(Fra sè)
Ah! È mio sangue, l’ho tradita!
Ella sta fra morte e vita!
Ah! Che spegnere non posso,
I rimorsi del mio cor!

RAIMONDO
(Fra sè)
Chi per lei non è commosso
ha di tigre in petto il cor!

ENRICO, ARTURO
(scagliandosi con le spade denudate contro Edgardo)
T’allontana sciagurato…
O il tuo sangue fia versato…

CORO
T’allontana sciagurato!

EDGARDO
(traendo anch’egli la spada)
Morirò, ma insiem col mio
Altro sangue scorrerà.

RAIMONDO
(mettendosi in mezzo alle parti avversarie, ed in tuono autorevole.)
Rispettate in me di Dio
la tremenda maestà.
In suo nome io vel comando,
Deponete l’ira e il brando…
Pace, pace… egli aborrisce
L’omicida, e scritto sta:
“Chi di ferro altrui ferisce,
Pur di ferro perirà.”
Pace, pace!

(Tutti ripongono le spade. Un momento di silenzio.)

ENRICO
(facendo qualche passo verso Edgardo, e guardandolo biecamente di traverso)
Sconsigliato! in queste porte
Chi ti guida?

EDGARDO
(altero)
La mia sorte,
Il mio dritto…

ENRICO
Sciagurato!

EDGARDO
Sì! Lucia
La sua fede a me giurò.

RAIMONDO
Ah, questo amor funesto oblia;
Ella è d’altri!…

EDGARDO
D’altri?… ah! no.

RAIMONDO
(gli presenta il contratto nuziale)
Mira.

EDGARDO
(dopo averlo rapidamente letto, e figgendo gli occhi in Lucia)
Tremi!… ti confondi!
Son tue cifre?
(mostrando la di lei firma)
A me rispondi:
(con più forza)
Son tue cifre? Rispondi.

LUCIA
(con voce simigliante ad un gemito)
Sì…

EDGARDO
(soffocando la sua collera)
Riprendi
Il tuo pegno, infido cor.

(le rende il di lei anello)

LUCIA
Ah!

EDGARDO
Il mio dammi!

LUCIA
Almen…

EDGARDO
Lo rendi.

LUCIA
Edgardo! Edgardo!

(Lo smarrimento di Lucia lascia divedere, che la mente turbata della infelice intende appena ciò che fa: quindi si toglie tremando l’anello dal dito, di cui Edgardo s’impadronisce sul momento.)

EDGARDO
Hai tradito il cielo, e amor!
(sciogliendo il freno del represso sdegno getta l’anello, e lo calpesta)
Maledetto sia l’istante
Che di te mi rese amante…
Stirpe iniqua… abbominata
Io dovea da te fuggir!…
Abbominata, maledetta,
Io dovea da te fuggir!

LUCIA
Ah!

EDGARDO
Ah! Vi disperda!

ENRICO
Insano ardir! Esci!

RAIMONDO
Insano ardir! Pace!

CORO
Insano ardir!

ARTURO, NORMANNO, CORO
Esci, fuggi il furor che accende ne
Solo un punto i suoi colpi sospende…
Ma fra poco più atroce, più fiero
Sul suo capo abborrito cadrà…

RAIMONDO
Infelice, t’invola… t’affretta…
(ad Edgardo)
I tuoi giorni… il tuo stato rispetta.
Vivi… e forse il tuo duolo fia spento:
Tutto è lieve all’eterna pietà.

LUCIA
(cadendo in ginocchio)
Dio lo salva… in sì fiero momento
D’una misera ascolta il lamento…
È la prece d’immenso dolore
Che più in terra speranza non ha…
È l’estrema domanda del core,
Che sul labbro spirando mi sta!

EDGARDO
(gettando la spada, ed offrendo il petto a’ suoi nemici)
Trucidatemi, e pronubo al rito
Sia lo scempio d’un core tradito…
Del mio sangue bagnata la soglia
Dolce vista per l’empia sarà!…
Calpestando l’esangue mia spoglia
All’altare più lieta se ne andrà!

ENRICO, ARTURO E CORO
Va! T’invola
La macchia d’oltraggio sì nero
Lavata col sangue sarà.
Esci, fuggi, il furor che mi accende
solo un punto i suoi colpi sospende..
Ma fra poco più atroce, più fiero…
Sul tuo capo abborrito cadrà.

ALISA, RAIMONDO E CORO
Deh! Ti salva! Infelice!
T’invola… t’affretta!
I tuoi giorni… il suo stato rispetta…
Vivi, e forse il tuo duolo fia spento,
tutto è lieve all’eterna pietà.
Quante volte ad un solo tormento
Mille gioie apprestate non ha.

(Raimondo sostiene Lucia, in cui l’ambascia è giunta all’estremo: Alisa, e le Dame son loro d’intorno. Gli altri incalzano Edgardo fin presso la soglia. Intanto si abbassa la tela.)

 

ATTO III
“La ragion smarrita”

Scena Prima

(Salone terreno nella torre di Wolferag, adiacente al vestibolo. Una tavola spoglia di ogni ornamento, e un vecchio seggiolone ne formano tutto l’arredamento. Vi è nel fondo una porta che mette all’esterno: essa è fiancheggiata da due finestre che avendo infrante le invetriate, lasciano scorgere gran parte delle rovine di detta torre, ed un lato della medesima sporgente sul mare. È notte: il luogo viene debolmente illuminato da una smorta lampada. Il cielo è orrendamente nero; lampeggia, tuona, ed i sibili del vento si mescono coi scrosci della pioggia)

EDGARDO
(Edgardo è seduto presso la tavola, immerso ne’ suoi malinconici pensieri; dopo qualche istante si scuote, e guardando attraverso delle finestre)
Orrida è questa notte
Come il destino mio!
(scoppia un fulmine)
Sì, tuona o cielo…
Imperversate o turbini… sconvolto
Sia l’ordin di natura,
e pera il mondo…
Ma non m’inganno! scalpitar d’appresso
Odo un destrier!… S’arresta!…
Chi mai nella tempesta
Fra le minacce e l’ire
Chi puote a me venirne?

Scena Seconda

ENRICO
(Gettando il mantello, in cui era inviluppato)
Io.

EDGARDO
Quale ardire!…
Asthon!

ENRICO
Sì.

EDGARDO
Fra queste mura
Osi offrirti al mio cospetto!

ENRICO
(con gioia feroce)
Io vi sto per tua sciagura.

EDGARDO
Per mia?

ENRICO
Non venisti nel mio tetto?

EDGARDO
Qui del padre ancor respira
L’ombra inulta… e par che frema!
Morte ogn’aura a te qui spira!
Il terren per te qui trema!
Nel varcar la soglia orrenda
Ben dovresti palpitar.
Come un uom che vivo scenda
La sua tomba ad albergar!

ENRICO
(con gioia feroce)
Fu condotta la sacro rito
Quindi al talamo Lucia.

EDGARDO
Ei più squarcia il cor ferito!…
Oh tormento! oh gelosia!
Ebben? Ebben?

ENRICO
Ascolta:
Di letizia il mio soggiorno
E di plausi rimbombava;
Ma più forte al cor d’intorno
La vendetta a me parlava!
Qui mi trassi… in mezzo ai venti
La sua voce udia tuttor;
E il furor degli elementi
Rispondeva al mio furor!

EDGARDO
(con altera impazienza)
Da me che brami?

ENRICO
Ascoltami:
Onde punir l’offesa,
De’ miei la spada vindice
Pende su te sospesa…
Ch’altri ti spenga?
Ah! mai…
Chi dee svenarti il sai!

EDGARDO
So che al paterno cenere
Giurai strapparti il core.

ENRICO
Tu!…

EDGARDO
Sì!

ENRICO
Tu!

EDGARDO
(con nobile disdegno)
Quando?

ENRICO
Al primo sorgere del mattutino albore.

EDGARDO
Ove?

ENRICO
Fra l’urne gelide
dei Ravenswood.

EDGARDO
Verrò.

ENRICO
Ivi a restar preparati.

EDGARDO
Ivi… t’ucciderò.

EDGARDO, ENRICO
Ah! O sole più rapido a sorger t’appresta…
Ti cinga di sangue ghirlanda funesta…
Con tu rischiara l’orribile gara
d’un odio mortale, d’un cieco furor.

EDGARDO
Giurai strapparti il core

ENRICO
La spada pende su te

EDGARDO
Fra l’urne di Ravenswood

ENRICO
All’alba verrò.

EDGARDO, ENRICO
Farà di nostr’alme atroce governo
Gridando vendetta,
lo spirto d’Averno…
(l’uragano è al colmo)
Del tuono che mugge, del nembo che rugge
più l’ira è tremenda,
che m’arde nel cor.

(Enrico parte: Edgardo si ritira)

Scena Terza

(Galleria del castello di Ravenswood, vagamente illuminata per festeggiarvi le nozze di Lucia. Dalle sale contigue si ascolta la musica di liete danze.
Il fondo della scena è ingombro di paggi ed abitanti di Lammermoor del castello. Sopraggiungono molti gruppi d i Dame e Cavalieri)

CORO
D’immenso giubilo
S’innalzi un grido:
Corra la Scozia
Di lido in lido;
E avverta i perfidi
Nostri nemici,
Che a noi sorridono
Le stelle ancor.
Che a più terribili,
Ne rende l’aura
d’alto favor

Scena Quarta

RAIMONDO
(trafelato, ed avanzandosi a passi vacillanti)
Ah! Cessate…
quel contento…

CORO
Sei cosparso di pallor!…

RAIMONDO
Ah! Cessate!

CORO
Ciel! Che rechi?

RAIMONDO
Un fiero evento!

CORO
Tu ne agghiacci di terrore!

RAIMONDO
(accenna con mano che tutti lo circondino, e dopo avere alquanto rinfrancato il respiro)
Dalle stanze ove Lucia
Tratta avea col suo consorte,
Un lamento… un grido uscia
Come d’uom vicino a morte!
Corsi ratto in quelle mura…
Ahi! terribile sciagura!
Steso Arturo al suol giaceva
Muto freddo insanguinato!…
E Lucia l’acciar stringeva,
Che fu già del trucidato!…
(tutti inorridiscono.)
Ella in me le luci affisse…
“Il mio sposo ov’è?” mi disse:
E nel volto suo pallente
Un sorriso balenò!
Infelice! della mente
La virtude a lei mancò!

CORO
Oh! qual funesto avvenimento!…
Tutti ne ingombra cupo spavento!
Notte, ricopri la ria sventura
Col tenebroso tuo denso vel.

RAIMONDO E CORO
Ah! quella destra di sangue impura
L’ira non chiami su noi del ciel.

RAIMONDO
Eccola!

Scena Quinta

(Lucia è in succinta e bianca veste: ha le chiome scarmigliate, ed il suo volto, coperto da uno squallore di morte, la rende simile ad uno spettro, anziché ad una creatura vivente. Il di lei sguardo impietrito, i moti convulsi, e fino un sorriso malaugurato manifestano non solo una spaventevole demenza, ma ben anco i segni di una vita, che già volge al suo termine.)

CORO
(In disparte)
Oh giusto cielo!
Par dalla tomba uscita!

LUCIA
Il dolce suono
Mi colpì di sua voce!…
Ah! quella voce
M’è qui nel cor discesa!…
Edgardo! Io ti son resa:
Edgardo! Ah! Edgardo mio!
Sì, ti son resa!
Fuggita io son da’ tuoi nemici…
Un gelo mi serpeggia nel sen!…
trema ogni fibra!…
Vacilla il piè!…
Presso la fonte, meco t’assidi alquanto…
Ohimè!… Sorge il tremendo
fantasma e ne separa!
Ohimè! Ohimè!
Edgardo!… Edgardo! Ah!
Il fantasma, il fantasma ne separa!…
Qui ricovriamo, Edgardo, a piè dell’ara…
Sparsa è di rose!…
Un’armonia celeste
Di’, non ascolti? Ah, l’inno
suona di nozze!… Il rito
per noi s’appresta!…
Oh, me felice!
Oh, gioia che si sente, e non si dice!
Ardon gl’incensi… splendono
Le sacre faci, splendon intorno!…
Ecco il ministro!
Porgimi la destra….
Oh lieto giorno!
Alfin son tua, alfin sei mio!
A me ti dona un Dio…
Ogni piacer più grato
Mi fia con te diviso
Del ciel clemente un riso
La vita a noi sarà!

RAIMONDO, NORMANNO E CORO
Abbi in sì crudo stato!
Di lei, signore, di lei pietà.

RAIMONDO
S’avanza Enrico!…

(Enrico entra)

Scena Sesta

ENRICO
(accorrendo)
Ditemi: Vera è l’atroce scena?

RAIMONDO
Vera, pur troppo!

ENRICO
Ah! perfida!…
Ne avrai condegna pena…

(scagliandosi contro Lucia)

CORO
T’arresta…

RAIMONDO
Oh ciel!… Non vedi
Lo stato suo?

LUCIA
(sempre delirando)
Che chiedi?…

ENRICO
(fissando Lucia, che nell’impeto di collera non aveva prima bene osservata)
Oh qual pallor!

LUCIA
Ah!, me misera!…

RAIMONDO
Ha la ragion smarrita.

ENRICO
Gran Dio!…

RAIMONDO
Tremare, o barbaro,
Tu dei per la sua vita.

LUCIA
Non mi guardar sì fiero…
Segnai quel foglio è vero…
Nell’ira sua terribile
Calpesta, oh Dio! l’anello!…
Mi maledice!… Ah! vittima
Fui d’un crudel fratello,
Ma ognor t’amai… lo giuro…
Edgardo… e t’amo ancor

ENRICO, RAIMONDO
Pietà di lei, Signor.

LUCIA
Chi mi nomasti? Arturo!
Ah! non fuggir… Perdono…

GLI ALTRI
Qual notte di terror!

LUCIA
Ah! No, non fuggir, Edgardo!
Spargi d’amaro pianto
Il mio terrestre velo,
Mentre lassù nel cielo
Io pregherò per te…
Al giunger tuo soltanto
fia bello il ciel per me!

(resta quasi priva di vita, fra le braccia di Alisa)

RAIMONDO, CORO
Più raffrenare il pianto
possibile non è!

ENRICO
Vita d’amaro pianto
Serba il rimorso a me!
Si tragga altrove… Alisa!
(a Raimondo)
Uom del Segnor, deh, voi
la misera vegliate…
(Alisa e le Dame conducono altrove Lucia)
Io più me stesso in me non trovo!…

(parte nella massima costernazione: tutti lo seguono, tranne Raimondo e Normanno)

RAIMONDO
(A Normanno)
Delator! gioisci dell’opra tua.

NORMANNO
Che parli?

RAIMONDO
Sì, dell’incendio che divampa e strugge
Questa casa infelice hai tu destata
la primiera favilla.

NORMANNO
Io non credei…

RAIMONDO
Tu del versato sangue, empio! tu sei
la ria cagion!… Quel sangue
Al ciel t’accusa, e già la man suprema
Segna la tua sentenza…
Or vanne, e trema.

(Segue Lucia; Normanno esce per l’opposto lato.)

Scena Settima

(Parte esterna del Castello, con la porta praticabile: un appartamento dello stesso è ancora illuminato internamente. In più distanza una cappella: la via che vi conduce è sparsa delle tombe dei Ravenswood. È notte.)

EDGARDO
Tombe degli avi miei,
l’ultimo avanzo
D’una stirpe infelice
Deh! raccogliete voi.
Cessò dell’ira
Il breve foco… sul nemico acciaro
Abbandonar mi vo’.
Per me la vita
È orrendo peso!… l’universo intero
È un deserto per me senza Lucia!…
Di faci tuttavia
Splende il castello!
Ah! scarsa
Fu la notte al tripudio!…
Ingrata donna!
Mentr’io mi struggo in disperato pianto,
Tu ridi, esulti accanto
Al felice consorte!
Tu delle gioie in seno,
io… della morte!
Fra poco a me ricovero
darà negletto avello…
Una pietosa lagrima
Non scenderà su quello!…
Ah! Fin degli estinti, ahi misero!
Manca il conforto a me!
Tu pur, tu pur dimentica
Quel marmo dispregiato:
Mai non passarvi, o barbara,
Del tuo consorte a lato…
Rispetta almeno le ceneri
chi moria per te.
Oh, barbara!

Scena Ottava

(Si avvicina una processione proveniente dal castello di Lammermoor)

CORO
Oh meschina! Oh, fato orrendo!
Più sperar non giova omai!…
Questo dì che sta sorgendo
Tramontar tu non vedrà!

EDGARDO
Giusto cielo!… Rispondete:
Rispondete! Ah!

CORO
Oh meschina!

EDGARDO
Di chi mai, di chi piangete?
Rispondete, rispondete per pietà!

CORO
Di Lucia.

EDGARDO
(esterrefatto)
Lucia diceste!

CORO
La meschina…

EDGARDO
Su parlate!

CORO
Sì la misera sen muore

EDGARDO
Ah!

CORO
Fur le nozze a lei funeste…
Di ragion la trasse amore…
S’avvicina all’ore estreme,
E te chiede… per te geme…

EDGARDO
Ah! Lucia muore! Lucia!…

(Si ode lo squillo lungo, e monotono della campana de’ moribondi)

CORO, EDGARDO
Questo dì che sta sorgendo
tramontar più non vedrà!

CORO
Rimbomba già la squilla in suon di morte!

EDGARDO
Ahi!… quel suono al cor mi piomba!
È decisa la mia sorte!…
Rivederla ancor vogl’io…
Rivederla e poscia…

(incamminandosi)

CORO
(trattenendolo)
Oh Dio!… Qual trasporto sconsigliato!…
Ah desisti…ah! riedi in te…

(Edgardo si libera a viva forza, fa alcuni rapidi passi per entrare nel castello, ed è già sulla soglia quando n’esce Raimondo)

Scena ultima

RAIMONDO
Dove corri sventurato?
Ella in terra più non è.

(Edgardo si caccia disperatamente le mani fra’ capelli, restando immobile in tale atteggiamento, colpito da quell’immenso dolore che non ha favella. Lungo silenzio)

EDGARDO
Lucia!

RAIMONDO
Sventurato!

EDGARDO
In terra più non è?
Ella dunque?

RAIMONDO
È in Cielo!

EDGARDO
Lucia più non è…

CORO
Sventurato! Sventurato!

EDGARDO
(scuotendosi)
Tu che a Dio spiegasti l’ali,
O bell’alma innamorata,
Ti rivolgi a me placata…
Teco ascenda il tuo fedel.
Ah se l’ira dei mortali
Fece a noi sì cruda guerra,
Se divisi fummo in terra,
Ne congiunga il Nume in ciel!
O bell’alma innamorata,
Ne congiunga il Nume in Ciel
(trae rapidamente un pugnale)
Io ti seguo…

(tutti si avventano, ma troppo tardi per disarmarlo)

RAIMONDO
Forsennato!…

RAIMONDO, CORO
Ah! Che fai!…

EDGARDO
Morir voglio, morir voglio!

RAIMONDO, CORO
Ritorna in te, ritorna in te!

EDGARDO
No, no, no!

(Se immerge il pugnale in core)

RAIMONDO, CORO
Ah!

RAIMONDO
Che facesti?

EDGARDO
A te vengo, o bell’alma…

RAIMONDO
Sciagurato!

EDGARDO
Ti rivolgi, ah! Al tuo fedel…
Ah se l’ira… dei mortali…
Si cruda guerra… O bell’alma,
ne congiunga il Nume in Ciel!,
O bell’alma innamorata,
ne congiunga il Nume in Ciel!,

RAIMONDO
Pensa al ciel!

CORO
Quale orror! Quale orror!

RAIMONDO
Oh Dio, perdona.

CORO
Ahi tremendo!… ahi crudo fato!…
Dio, perdona tanto error.

(Prostrandosi, ed alzando le mani al cielo: tutti lo imitano: Edgardo cade e muore)

FINE